Il destino toccato a Saman nel denunciare una sottocultura spietata accende nuovamente i riflettori su un certo tipo di violenza atavica
dell’uomo verso le donne al di là delle leggi e dell’emancipazione ”
squarciando anche il velo di ipocrisia che troppo spesso circonda questi fatti
: molti esponenti di una certa sinistra sono stati reticenti a prendere una posizione chiara, contrariamente a quanto fatto in altre occasioni. Detto questo, il rispetto per la donna, il ripudio di ogni forma di discriminazione, il contrasto alla violenza di genere si insegnano innanzitutto in famiglia”. Lo dice all’Adnkronos il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso, affermando: “Purtroppo, anche nel nostro Paese sopravvivono sacche di degrado, di sottocultura in cui la figura femminile viene percepita in modo distorto e relegata ai margini, umiliata. Tutto ciò è inaccettabile e in chiaro contrasto con qualsiasi principio costituzionale, civile e di buon senso: deve essere estremamente chiaro anche per chi proviene da culture diverse dalla nostra”.
Il Ministero dell’Istruzione “ha varato tante iniziative per coinvolgere tutte le comunità scolastiche: dal Piano Nazionale di Educazione al Rispetto ai progetti formativi destinati ai docenti, dai concorsi aperti alla partecipazione di tutte le scuole ai 6 milioni di euro previsti per specifici progetti Pon. Senza dimenticare che le attività di educazione alla cittadinanza rientrano tra le iniziative per le scuole aperte in estate finanziate con ben 510 milioni”.
Contro il rischio di abbandono scolastico “c’è un lavoro preziosissimo che nella quotidianità viene svolto dagli uffici scolastici territoriali, dai dirigenti e dagli insegnanti: dialogo con le famiglie, sostegno, monitoraggio, anche in collaborazione con le Istituzioni locali e gli assistenti sociali. Si tratta di un impegno fondamentale per individuare situazioni critiche e promuovere azioni di supporto a bambine e ragazze che si trovano in difficoltà – aggiunge – Non c’è dubbio che ci siano realtà più difficili da gestire per composizione sociale, per complessità territoriale. Ovviamente la pandemia, con il forzato ricorso alla didattica a distanza, non ha aiutato chi trova nella scuola un porto sicuro, un’oasi di serenità. Per questo il Ministero, nei provvedimenti di sostegno che si sono succeduti in questa prima parte dell’anno, ha scelto di destinare risorse specifiche alle regioni in cui i dati sulla dispersione scolastica sono più severi: Mezzogiorno e aree interne del Paese in particolare”.
I dati sull’abbandono scolastico “mostrano chiaramente che gli studenti nati all’estero o nati in Italia ma da famiglie straniere hanno maggiori possibilità di lasciare gli studi: nella scuola secondaria di secondo grado, tanto per fare un esempio, l’incidenza del tasso di abbandono è circa il triplo rispetto a quello degli studenti italiani – riferisce Sasso – Gli stessi dati, però, ci dicono che a lasciare gli studi sono soprattutto i ragazzi rispetto alle ragazze. I numeri sull’incidenza della pandemia su questo fenomeno, invece, sono ancora in fase di elaborazione, ma fortunatamente non dovrebbero consegnarci il temuto boom di abbandoni”.
l’intenzione è quella di tutelare a partire dalla scuola queste bambine che rivendicano il loro diritto all’Italia “investendo risorse finanziarie e umane, perché la scuola è il luogo per eccellenza aperto a tutte e a tutti. E poi rafforzando la collaborazione con gli enti coinvolti a vario titolo nelle dinamiche educative, sociali e formative dei territori. La vera integrazione si ottiene solo se la rete di ascolto e sostegno è coesa e non presenta smagliature. Così si può davvero riuscire a non lasciare indietro nessuno”. (di Roberta Lanzara)