Salvini: “Io premier se Mattarella vorrà”, poi lancia stop al canone Rai

(Adnkronos) – “Se Mattarella lo decidesse, sarebbe un onore fare il premier”. Non si nasconde sul palco di Pontida Matteo Salvini, l’investitura del capo dello Stato dopo il voto del 25 resta la sua ambizione – Meloni permettendo – come dice chiaro alle migliaia di leghisti accorsi ad ascoltarlo sul pratone di Pontida. La bella giornata di sole mette di buon umore il leghista, che apre il suo intervento dopo le 13, scusandosi per il ritardo “perché ci sono chilometri di fila sulle strade, le persone stanno arrivando, sono tantissimi, ma ora iniziamo lo stesso…”.  

Poco dopo fonti del partito parleranno di 100mila presenti, una cifra un po’ gonfiata, visto che gli spazi vuoti sul piazzale resteranno visibili e che nel 2019, l’ultima Pontida vide circa 75mila presenze, su un pratone che oggi ha visto pure una maggiore delimitazione degli spazi disponibili per il pubblico. Salvini insiste: “E’ la più grande manifestazione di questa strana campagna elettorale”. La folla si fa sentire, qualche coro ‘Matteo-Matteo’ lo scalda e lui allora lancia la proposta. “Se anche la Rai tirasse un po’ la cinghia – dice – potremmo abolire quel canone che è finito in bolletta, come fanno tante televisioni pubbliche”. Una proposta che nessuno aveva mai sentito dal leghista e che qualcuno scambia quasi per la promessa sorpresa, annunciata nelle scorse ore.  

Poco prima però aveva rivelato di aver preparato un patto con i suoi uomini di governo. “Questo è l’impegno dei ministri e governatori a firmare i sei punti per prendere per mano questo Paese e cioè stop bollette, autonomia, flat tax, Quota 41, decreti sicurezza e giustizia giusta. Questo è il sacro impegno della Lega a cambiare questo Paese”, una sorta di mini-programma che vincola i suoi ai temi cari alla Lega. L’attesa novità, che si aspettava è questo patto messo nero su bianco.  

Prima si deve risolvere il problema che rischia di schiacciare il tessuto economico e sociale del paese, quello delle bollette. Ma poi arrivano in fila le bandiere leghiste. A partire dall’autonomia, che resterà a Pontida 2022 la parola più usata. A rivendicarla come una clava è Luca Zaia, che parla di necessità inderogabile, spiegando che “l’autonomia vale anche la messa in discussione del governo. Chi è contro l’autonomia è contro la Costituzione, chiunque vada a governare non avra’ scelte”. 

Salvini che interverrà dopo cavalca il tema, toni più soft, spostando il tiro sui dem De Luca e Emiliano. “L’autonomia premia e aiuta i cittadini. Toglierà le maschere, gli alibi, ai De Luca, agli Emiliano, ai chiacchieroni che lasciano la gente in emergenza dicendo che e’ sempre colpa degli altri”.  

Con il segretario del Pd Enrico Letta continuano le schermaglie, dopo la sfida portata dal dem a Monza, dove riunisce i suoi, non distante da Pontida. “Mi dicono che c’è Enrico Letta molto nervoso perché sta vedendo 100mila persone, gli mandiamo il bacione di Pontida, siamo gente per bene e accogliente”, dice a un certo punto. Poi avvisato del fatto che il leader del Pd ha definito Pontida una provincia ungherese replica: “Quelli di sinistra hanno una passione per la geografia, oggi è l’Ungheria, ieri la Russia, o la Finlandia….”.
 

“Con Giorgia e Silvio non ci saranno problemi, la vediamo praticamente allo stesso modo su tutto, governeremo assieme 5 anni”, dice quasi smussando le parole del governatore veneto, rivolte a tutte le forze politiche, compresi gli alleati. “Sul governo spiega che farà fede il programma “ma poi qualche indizio lo fornisce pure sui possibili nomi del nuovo esecutivo. Di certo “Giulia Bongiorno sarebbe un grandissimo ministro per la giustizia”, mentre agli Esteri “ci andrà un diplomatico, così come la Salute tocca a un medico”.  

Per Salvini questa Pontida deve essere un momento di festa, di ritrovata unità. Quasi un ritorno in famiglia, come testimonia la quasi esibizione sul palco della piccola figlia Mirta (“i miei ragazzi sono qui per sentirmi”, dice fiero). Ad accompagnarlo sotto il palco la fidanzata Francesca Verdini che lo bacia prima di lasciarlo salire. Neanche il forfait all’ultimo di Umberto Bossi, che preferisce restare a casa, a Gemonio, lo mette di cattivo umore. “Per me è una giornata di festa, non di comizio. C’è un grande uomo grazie al quale siamo qua, perché chi non ha memoria non ha futuro, chi dimentica le sue radici non ha futuro. Oggi non è qua perché sta festeggiando il suo compleanno, che sarà domani, in famiglia. Sempre grazie, onore e forza a Umberto Bossi. Umberto siamo qua grazie a te, per te, e andremo molto lontano sul tuo esempio”. 

(dagli inviati Francesco Saita e Cristina Livoli)