“Il missile scoperto a Torino era destinato ad un attentato per uccidermi”: a dichiararlo è il vice premier e leader della Lega Matteo Salvini. Dopo la notizia, diffusasi nelle scorse ore, il ministro dell’Interno Salvini ne ha parlato apertamente da Genova provando a fare chiarezza sulla faccenda.
Salvini rivela: “Il missile scoperto a Torino era destinato a me”
Da Genova lo stesso vicepremier ne parla con estrema sicurezza. “Era una delle tante minacce di morte che mi arrivano ogni giorno. I servizi segreti parlavano di un gruppo ucraino che attentava alla mia vita. Sono contento sia servito a scoprire l’arsenale di qualche demente”.
Tuttavia altre fonti smentiscono: “Attentato a Salvini? Nessun riscontro”, si fa sapere. Ad ogni modo il missile Matra e le armi sequestrate a Torino fanno discutere.
Il missile Matra e le armi sequestrate a un gruppo neonazista filo-ucraino a Torino nel corso di un’indagine pare che fossero elementi per preparazione di un attentato contro il ministro Matteo Salvini.
Lo ha svelato a Genova lo stesso vicepremier. “L’ho segnalata io. Era una delle tante minacce di morte che mi arrivano ogni giorno. I servizi segreti parlavano di un gruppo ucraino che attentava alla mia vita. Sono contento sia servito a scoprire l’arsenale di qualche demente”.
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Altre fonti però sembrano smentire il ministro. “Attentato a Salvini? Nessun riscontro”
A quanto pare, un ex agente del Kgb ha segnalato la sussistenza di un progetto di un attentato a Matteo Salvini da parte di ultranazionalisti ucraini.
La indagini, condotte dalla Digos e dalla procura di Torino tuttavia, non pare abbiano trovato riscontri. Si sono analizzati i movimenti di 5 italiani, ex miliziani considerati vicini al Battaglione Azov, ed è venuto fuori un tentativo di vendita di un missile aria-aria Matra.
L’inchiesta di Torino L’indagine della Digos di Torino, coordinata dalla Procura di Torino e diretta dalla Polizia di Prevenzione (Ucigos) si concentra nel corposo monitoraggio dell’attività di un gruppo di cinque ex combattenti italiani con ideologie oltranziste, che avevano partecipato al conflitto armato nella regione ucraina del Donbass.
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A parlare della questione è direttamente il dirigente della Digos Carlo Ambra. “Durante le attività – ha chiarito il dirigente della Digos Carlo Ambra – sono stati riscontrati contatti telefonici tra un miliziano e un esperto d’armi che proponeva l’acquisto di un missile. Le indagini hanno portato a scoprire un arsenale considerevole, con una capacità offensiva elevata”.
E ancora, a corollario di ciò, emergono altri elementi: “Non risultano collegamenti tra le persone coinvolte e soggetti combattenti a fianco delle milizie di estrema destra in Ucraina”. A chiarirlo è il questore di Torino, Giuseppe De Matteis, nel corso di una conferenza stampa.
Dal lavoro di equipe, partendo dalle intercettazioni, gli inquirenti coordinati dalla Procura di Torino sono riusciti a risalire ai destinatari delle misure cautelari, che si intrattenevano nella vendita di armi da piazzare sul mercato nero.
Il missile aria-aria da 800 kg, nascosto in un hangar nei pressi dell’aeroporto di Rivanazzano Terme, in provincia di Pavia, è utilizzabile ancora oggi ed ha un valore di circa 500 mila euro.
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