Matteo Salvini gioca a carte scoperte sul tavolo del meeting di governo e chiede un’accelerazione anche sulla Tav ai colleghi. Non solo dunque il tema delle autonomie che sembra sempre più legato al forte impatto che la Lega ha sul territorio delle singole regioni su cui, ovviamente, una maggiore autonomia è fortemente richiesta e sul cui peso si gioca molto dell’ascesa leghista: sul banco c’è anche la Tav infatti, con Salvini che punta ad una seconda accelerata in tal senso.
Il nodo Tav è per il governo una delle grane più complicate da gestire. Salvini prova a questo punto a spingere sull’acceleratore anche sulla Tav su cui il titolare del Viminale ha come visto in queste ore, la collaborazione di Tria, ma non quella di Di Maio che, come Toninelli è contrario.
Il ministro dell’Economia venerdì a Parigi nel corso di un bilaterale con il suo omologo Bruno Le Maire sogna di portare una sorta di idea comune in seno al governo, ma è dura. A marzo la società Telt deve infatti decisere se sbloccare i bandi sulla Tav e per allora, sia M5s che Lega, dovranno trovare per forza una posizione comune. Il rischio, come dice Salvini, che salti tutto è comunque alle porte. Provare a discuterne dopo le europee, non sembra più una strada percorribile anche per via dei recenti differenti risultati tra le due anime della coalizione di governo. Un vertice di governo sul tema si dovrebbe tenere di nuovo la prossima settimana. Il M5s non vuole cambiare idea sul No Tav ma i leghisti pensano che la spinta dei territori (in Piemonte si vota a maggio) faccia riflettere il Movimento su questo tema e su quello delle autonomie.
Sulle quali, intanto Di Maio ha chiarito: “Noi sosteniamo la sosteniamo, basta che non sia uno spacca-Italia. All’ottimo ministro Stefani lo abbiamo detto chiaramente: permetteremo alle Regioni che lo chiedono di poter gestire alcuni servizi. Ma il percorso non sarà breve”, ha detto a La Repubblica. “Ci sarà una pre-intesa approvata in Cdm dopo un vaglio politico mio, di Salvini e di Conte – ha spiegato -. Poi il presidente inizierà una trattativa con i governatori di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Infine si andrà in Parlamento e lì i presidenti delle Camere decideranno se sarà emendabile o no il testo delle intese”.