(Adnkronos) – “L’attività della medicina estetica è oggi più che mai a fianco di quei pazienti che vivono un momento di forte stress e disagio, umano e sociale, non più legato esclusivamente all’inestetismo. Si pensi ai pazienti oncologici o alle vittime di soprusi e violenze”. Così all’Adnkronos Salute Emanuele Bartoletti, presidente della Sime – Società italiana di medicina estetica. “Sempre più medicina sociale al servizio della comunità con specialisti dedicati”. Per ribadire questo concetto oggi nella Sala stampa della Camera dei deputati si è svolta la presentazione dell’Infopoint Sime, uno strumento fondamentale per avvicinare i pazienti più fragili a una migliore prevenzione grazie alla medicina sociale.
“La Giornata nazionale Sime è un momento importantissimo – spiega Bartoletti – perché ci permette di riportare l’attenzione sul ruolo sociale della medicina estetica che troppo spesso viene dimenticato o ignorato. La medicina estetica è una medicina sostanzialmente preventiva, di manutenzione ed è poi una medicina correttiva soltanto quando si presenta una necessità. Nel tempo ha sviluppato, grazie al primo ambulatorio di medicina estetica aperto nel 1994 all’ospedale Fatebenefratelli, oggi ospedale Isola Tiberina – Gemelli Isola, un’interazione con le altre unità operative dell’ospedale. In particolare, abbiamo capito che potevamo essere utili in dialisi, in oncologia e in radioterapia”.
“In dialisi per il trattamento del prurito uremico, in oncologia e in radioterapia per la gestione e la prevenzione delle complicanze da chemio e radioterapia a livello cutaneo – sottolinea Bartoletti – che sono un problema importante per il paziente che non vede la malattia, ma ha sotto gli occhi la cicatrice e le conseguenze che tali trattamenti hanno sulla cute. Per cui, gestendo il paziente da un punto di vista cosmetico prima di iniziare il ciclo di terapia e, soprattutto, seguendo il paziente durante il ciclo di terapia, abbiamo visto che siamo riusciti ad evitare o a ritardare moltissimo tali complicanze. Tutto questo si traduce in una maggior aderenza alla terapia da parte dei pazienti, che riescono a finire il ciclo di terapia e quindi, in maniera indiretta, abbiamo contribuito a migliorare le loro possibilità di sopravvivenza”.
E sull’Infopoint Sime, il presidente della Società italiana di medicina estetica non ha dubbi: “E’ un primo step di un progetto della Sime che contiamo di realizzare il prossimo anno. Sulla scia dell’esperienza con i pazienti oncologici – precisa – vorremmo cercare di preparare una serie di medici estetici, afferenti alla nostra società, per poter offrire questa possibilità ai pazienti oncologici di tutta Italia, ovvero di essere visti e gestiti anche dai medici estetici”. Come Sime “stiamo preparando i medici, stiamo cercando di trovare le sedi dove poterli formare, spero anche con un accordo con la Croce Rossa. Ovviamente tutte queste prestazioni saranno a titolo gratuito per i pazienti, i medici dedicheranno un tempo della loro attività proprio per questo obiettivo”.
L’Infopoint è “un primo momento per cercare di avere un contatto con i pazienti oncologici che possono scriverci – continua Bartoletti – presentandoci tutti i loro problemi ai quali noi cercheremo di dare una risposta. Nella nostra pratica clinica noi facciamo un check-up cutaneo a questi pazienti per studiare lo stato di salute della loro cute prima di iniziare la terapia oncologica, la normalizziamo attraverso prescrizioni cosmetiche mirate ed adeguate. Una volta normalizzata, seguiamo l’andamento dell’equilibrio cutaneo di questi pazienti durante il percorso delle terapie e aggiustiamo la cosmetica a seconda delle necessità che si creano. Tutto questo porta ovviamente un benessere cutaneo indipendentemente dalle conseguenze che queste terapie hanno sulla cute del paziente”.
Per questo motivo, l’auspicio del presidente Sime è di “vedere il medico estetico nelle Breast Unit”, perché queste pazienti con un tumore al seno “normalmente vengono viste dall’oncologo che le opera, poi dal chirurgo plastico che le ricostruisce, e ancora dall’oncologo o dalla terapista. Poi, una volta finita la terapia, si trovano da sole”. Invece “il medico estetico potrebbe essere una figura di accompagnamento in tutto il percorso, e per aiutarle a vedere un po’ di luce in fondo al tunnel e farle tornare presto e bene nella loro realtà sociale”.