(Adnkronos) – “Fino a dieci anni fa una diagnosi di carcinoma ovarico era una sentenza senza appello. Alle pazienti davo solo brutte notizie, dicevo che si trattava di una malattia incurabile per la quale non c’erano speranze e che l’unica terapia a disposizione era la chemioterapia. Fortunatamente, negli ultimi anni abbiamo avuto una rivoluzione del paradigma terapeutico di questo tumore”. Così Vanda Salutari, dell’Uoc Ginecologia oncologica, Fondazione Policlinico Agostino Gemelli Irccs Roma, intervenendo alla conferenza stampa presentazione di Vik tumore ovarico, il primo assistente virtuale per le donne affette da carcinoma ovarico sviluppato dall’azienda francese Wefight in collaborazione con Gsk e Acto onlus.
“Da circa dieci anni – ricorda l’oncologa – abbiamo a disposizione i farmaci della classe dei Parp inibitori che di fatto hanno rivoluzionato il trattamento del carcinoma dell’ovaio e, di conseguenza, le prospettive e la qualità di vita delle pazienti. Sono farmaci orali che vengono somministrati come terapia di mantenimento sia dopo la prima linea di chemioterapia che nelle linee successive. Si tratta di terapie comode per le pazienti perché sono delle compresse che possono assumere da sole a casa loro. Questo ha prodotto uno stravolgimento dal punto di vista dell’efficacia perché i Parp inibitori hanno dimostrato in tutti gli studi non solo un aumento del tempo libero da progressione ma, in alcune popolazioni di pazienti, addirittura un aumento della sopravvivenza”.
“Inoltre – prosegue Vanda Salutari – assistiamo a un miglioramento della qualità di vita delle pazienti perché possono assumere i farmaci a casa. Importante è anche il concetto della terapia di mantenimento: dopo 6-8 cicli di chemioterapia la paziente ritorna ad una vita ‘normale’ con una terapia da seguire a domicilio anche per lungo tempo. Per questo motivo la qualità di vita e la corretta istruzione delle pazienti è fondamentale per la compliance al trattamento, soprattutto nei primi due mesi di terapia”.
Le donne affette da carcinoma ovarico “devono tornare quanto più alla loro normalità – sottolinea Salutari -. Dobbiamo pensare alla loro qualità di vita. La pandemia ci ha insegnato che possiamo gestire queste pazienti anche da casa. Venire meno in ospedale per loro è importante, le fa sentire ‘normali'”. In tale contesto “il supporto di una chatbot come Vik diventa fondamentale. Permette alla paziente di avere a disposizione un valido supporto che la accompagna nella gestione degli effetti collaterali e delle paure legate alla malattia e al nuovo percorso di cura”, conclude.