Salone del Libro, rescissione con Altaforte

Dopo l’esplosione del caos e delle polemiche delle ultime ore, è stata sancita la rottura del rapporto con la casa editrice Altaforte. Il disordine e il trambusto sollevati intorno al Salone del Libro dunque trovano un punto di conclusione, almeno per il momento, con la rescissione dei rapporti e forse, però, al contempo, con un nuovo acuirsi delle polemiche a corollario.

Salone del Libro, rescissione con Altaforte. Decisione nata alla luce delle polemiche sui nazisti

La Città di Torino e la Regione Piemonte, soci fondatori del Salone del Libro, dunque hanno avanzato la richiesta alla associazione ‘Torino, la città del libro’ al Circolo dei Lettori e al Comitato di indirizzo del Salone del Libro i quali stanno occupandosi della gestione della manifestazione, di favorire la chiusura dei rapporti e dunque di arrivare a rescindere il contratto con la casa editrice Altaforte. La proposta, si evince dalla nota diffusa al riguardo viene fuori “alla luce della situazione che si è venuta a creare, che rende impossibile lo svolgimento della prevista lezione agli studenti di Halina Birenbaum, sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti, e alle forti criticità e preoccupazioni espresse dagli espositori in relazione alla presenza e al posizionamento dello stand di Altaforte”. Pertanto, si comprende dal comunicato “è necessario tutelare il Salone del Libro, la sua immagine, la sua impronta democratica e il sereno svolgimento di una manifestazione seguita da molte decine di migliaia di persone”. Quanto alle idee che dietro ci sia una mano politica, la precisazione non si è fatta attendere. “Noi siamo organizzatori del Salone, c’è stato un atto politico di Comune di Torino e di Regione Piemonte e noi ci siamo limitati ad eseguire la richiesta” ha comunicato all’Adnkronos, Silvio Viale attuale presidente dell’associazione ‘Torino Città del Libro’. Di conseguenza, in base a questa decisione Altaforte non potrà prender parte al Salone in merito agli spazi espositivi della kermesse del Lingotto. “Si tratta di una decisione politica, una scelta di campo” ha detto il presidente del Piemonte, Sergio Chiamparino, spiegando la decisione presa insieme alla Città di Torino. “Bisognava scegliere se lasciare fuori dal Lingotto Halina Birenbaum, testimone dell’Olocausto e stare dentro con chi nega la sua esistenza, un’opzione inaccettabile per la storia democratica di Torino, del Piemonte e dell’Italia”, ha precisato.