SALE LA PREOCCUPAZIONE PER LA CENTRALE NUCLEARE DI KRSKO, IN SLOVENIA: E’ A SOLI 120 KM DA TRIESTE, SU UNA FAGLIA SISMICA ATTIVA. NUMEROSE INTERROGAZIONI IN MERITO

Ora che la minacciosa faglia che sta scuotendo paurosamente l’Appennino dell’Italia Centrale, c’è da mettere in conto la l’eventuale recrudescenza delle attività sismiche nel nostro Paese. In particolare, sull’emozione destata dal disastro nucleare di Fukushima, in Giappone (11 marzo 2011), ora preoccupa seriamente la presenza della centrale nucleare di Krsko in territorio sloveno, costruito nel 1975, ad appena 120 chilometri da Trieste, e che il 1° novembre dello scorso anno era stato interessato da un terremoto(e un altro si era verificato il 22 aprile 2014, con epicentro a 150 chilometri di distanza). E a tal proposito, l’11 e il 24 ottobre scorsoil Senato e la Commissione Europea si sono occupati dell’impianto: su sollecitazione della senatrice del Pd Laura Fasiolo (che ha anche ’interrogato’ il ministro Galletti),sono stati ascoltati esperti che hanno riferito sul tema della sismicità e della pericolosità della centrale, che si trova, tra l’altro, nella direzione a cui soffia la bora ma, soprattutto, su almeno una faglia sismica attiva. Il 24 ottobre invece, a seguito di un’interrogazione dell’eurodeputata Isabella De Monte (Democratici e progressisti) il commissario europeo per il Clima e l’energia Miguel Arias Canete ha affrontato la questione che in particolare in Friuli Venezia Giulia è fonte di preoccupazione. Dunque attenzione, perché a palazzo Madama, dove sono stati ascoltati il dottor Kurt Decker dell’Università di Vienna, il professor Peter Suhadolc dell’Università di Trieste e il geologo Livio Sirovic dell’Istituto nazionale di Oceanografia e geofisica di Trieste,il parallelo tra Fukushima e Krsko non viene affatto considerato un’esagerazione. Non a caso anche l’Istituto francese sulla sicurezza nucleare, in un rapporto del 2013, ha messo pesantemente in guardia dal rischio cui sarebbe soggetta la centrale a causa dei movimenti tellurici. E’ ipotizzabile infatti che  a Krško possono ripresentarsi terremoti forti almeno quanto quello già registrato nel 1917(magnitudo Richter di circa 6 gradi), ma probabilmente anche più forti; e un terremoto così, è stato fatto presente, proprio sotto la centrale, potrebbe avere conseguenze gravissime. Dal canto loro le autorità slovene hanno messo in campo un piano, contenuto nel rapporto dal titolo non proprio asettico, “Post Fukushima national action plan”, con interventi per 200 milioni di euro per incrementare il livello di sicurezza in caso di terremoti, alluvioni e altri eventi straordinari, quali, ad esempio, incidenti aerei. Ad ogni modo il ministro Galletti ha rilevato che la situazione “è tenuta in debita considerazione” dal ministero che ha provveduto e provvederà per il futuro alle valutazioni di competenza previste dai vigenti accordi internazionali e comunitari”con il massimo grado di attenzione”, tenuto conto “dei sempre possibili rischi nei confronti delle popolazioni e del territorio dipendenti dalla complessa gestione di una centrale nucleare”. Per la senatrice Fasiolo, il combinato disposto delle risposte europea e italiana non lascia spazio ad un allentamento dell’allarme attorno alla centrale: “Intanto – dice all’Adnkronos -riscontro che dal commissario europeo la sicurezza del reattore viene qualificata come ’sufficiente’, e non, come sarebbe stato auspicabile, almeno ’buona’”mentre “le risposte ad oggi disponibili ci impongono di tenere alta l’attenzione e da questo punto di vista spero che la commissione Ambiente del Senato proceda con altre audizioni per approfondire la tematica così cruciale”.