Home ATTUALITÀ Salario minimo, Bonomi: “Non risolve questione lavoro povero”

    Salario minimo, Bonomi: “Non risolve questione lavoro povero”

    (Adnkronos) – “Confindustria resta convinta che la mera introduzione di un salario minimo legale, non accompagnata da un insieme di misure volte a valorizzare la rappresentanza, non risolverebbe né la grande questione del lavoro povero, né la piaga del dumping contrattuale, né darebbe maggior forza alla contrattazione collettiva”. A sottolinearlo il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, nella relazione all’Assemblea 2023 all’Auditorium Parco della musica di Roma, incentrata sui temi “impresa, lavoro e democrazia: la strada della Costituzione”, perché oggi, spiega “abbiamo deciso di non esprimere osservazioni sullo stato dell’economia, sul Pnrr, o sulla manovra di bilancio che si avvicina. Lo facciamo e continueremo a farlo in altre sedi”. 

    Parlando del tema dei salari Bonomi dice di voler intervenire “non tanto per ricordare che esiste un legame indissolubile tra salari e produttività” e “non tanto per sottolineare, ancora una volta, che il settore industriale negli ultimi vent’anni ha avuto dinamiche retributive di gran lunga superiori a quelle registrate dal resto della nostra economia. Quanto, piuttosto, – ha spiegato – per enfatizzare che la discussione di questi mesi sulla opportunità o meno di introdurre per legge un salario minimo, sembra trascurare che la nostra Costituzione ci obbliga a riconoscere al lavoratore un salario giusto”. “Questa funzione, nello spirito della nostra Costituzione, è affidata – per quanto concerne il lavoro subordinato – alla contrattazione collettiva” osserva ancora il presidente di Confindustria. 

     

    “Come imprenditori, auspichiamo profondamente riforme che leghino governabilità e capacità di dare voce e rappresentanza alle tante istanze che la società civile è capace di esprimere”, l’appello che rivolge il presidente di Confindustria. “Chiediamo – indica – regole e scelte politiche in grado di conciliare l’efficienza e l’efficacia dei comportamenti pubblici con gli stimoli all’intraprendenza, all’innovazione, alla capacità di fare, fare bene e fare del bene”. “Insistiamo, insomma, sulla necessità – incalza Bonomi – che anche a livello istituzionale il nostro Paese possa puntare su competitività e inclusione sociale, produttività e solidarietà.I valori stessi della nostra Costituzione, d’altronde, a queste dimensioni si ispirano”. E da Bonomi giunge un altro appello forte: “Alle forze politiche dico dunque: guardatevi dal compiere lo stesso errore di sempre. Evitate di progettare interventi sulla forma di Stato e sulla forma di governo maturati e ispirati da una dialettica divisiva, aliena per definizione dalla serietà con cui proporre e giudicare impianti istituzionali così rilevanti per la democrazia e la libertà del nostro Paese”.  

     

    “La copertura dei contratti collettivi nella industria manifatturiera oltre ad assicurare condizioni di lavoro regolari, garantisce la piena applicazione della normativa di salute e sicurezza. In particolare, la tutela della sicurezza sul lavoro presuppone regole chiare e semplici e si fonda sulla prevenzione”, sottolinea Bonomi. “La nostra visione – l’unica che per noi ha senso – è che sia necessario evitare gli incidenti valorizzando una logica partecipativa, una logica che unisca nelle azioni e nelle relative responsabilità, non che divida e contrapponga, eredità di vecchi antagonismi di classe” osserva ancora Bonomi.  

     

    “In una fase di grandi trasformazioni sociali ed economiche, di fronte a una preoccupante prospettiva di inverno è, altresì, necessario affrontare la questione del welfare state e, in particolare, della sua sostenibilità”, sostiene il presidente di Confindustria. “La sostenibilità delle misure pubbliche destinate all’assistenza, alla sanità e alla previdenza è argomento che impone una riflessione a tutto tondo”, continua Bonomi.  

    “Poiché il nostro sistema democratico trova nel welfare state un suo elemento identitario, il tema della sua sostenibilità deve diventare un assillo per tutti. Tutto ciò chiede misura, equilibrio ed equità”. “In definitiva”, aggiunge il presidente di Confindustria, “si tratta di affrontare con serietà e determinazione il tema della disuguaglianza nelle sue quattro più evidenti declinazioni: fra generazioni, fra generi, fra territori, e di competenze. Questo significa affermare con maggiore determinazione il più ampio concetto di democrazia economica, che costituisca il presupposto per una crescita equilibrata e duratura, che non lasci indietro nessuno. Noi siamo convinti che le industrie siano fabbriche di coesione sociale, libertà, diritti e democrazia”.  

     

    “Nella grande sfida internazionale alle sovvenzioni nazionali l’Italia rischia di perdere se stessa, le sue eccellenze, il suo lavoro. Il lavoro, le imprese e l’industria italiana non lo vogliono né se lo meritano. Noi chiediamo solo di poterci impegnare con eguali opportunità, perché un mondo avanzato diviso per scalini di sovvenzioni nazionali è la negazione della nostra scelta europea e occidentale”, rileva il presidente di Confindustria. ” Per questo, vogliamo che l’Italia, forte della presidenza annuale del G7, svolga una decisa azione per un impegno di grande rilievo” afferma ancora. “A fianco di sostegni più ingenti e rapidi per la ricostruzione e la reindustrializzazione dell’Ucraina, occorre un grande progetto per il sostegno delle economie e dei popoli del Maghreb e del Centro Africa, in questi anni scossi da enormi fenomeni di destabilizzazione, violazione dei diritti umani, carestie e calamità” spiega Bonomi.  

     

    “Serve una correzione di rotta, capace di ‘promuovere tutte le condizioni affinché il diritto al lavoro sia effettivo’ e trovino compimento i principi costituzionali. Dobbiamo migliorare l’inclusività del nostro mercato del lavoro, soprattutto nei confronti dei giovani e delle donne”, dice Bonomi che le evidenzia però che non basta introdurre obblighi per legge ma “servono interventi e politiche coerenti”. “Dobbiamo investire sulla qualità della scuola, sulle materie Stem, sulla formazione professionale, superando divisioni campanilistiche”. Ancora, “dobbiamo costruire le condizioni per la conciliazione del lavoro con la cura parentale”, e ribaltare “gli equilibri delle politiche per il lavoro introducendo strumenti agili e politiche attive che garantiscano, attraverso la formazione, la ricollocazione al lavoro”. 

     

    “L’Organizzazione che ho il privilegio di presiedere riconosce nella Democrazia un valore universale e nella Costituzione una stella polare. Sono conquiste da preservare e che richiedono cura, coesione, forza morale da parte di noi tutti: le istituzioni, gli attori della società civile, il mondo economico”, sottolinearlo il presidente di Confindustria. In platea tra gli altri ospiti il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “La Democrazia – osserva Bonomi – è anche il cuore di un sistema produttivo plurale e aperto, che ha reso la nostra economia una delle più avanzate al mondo. Per le oltre 150mila aziende che Confindustria rappresenta, è la precondizione per costruire il futuro sostenibile dei nostri figli e del pianeta: senza Democrazia non possono esserci né mercato né impresa, né lavoro né progresso economico e sociale”.  

    “Per queste ragioni, da sempre sentiamo la responsabilità di contribuire a rimuovere le disparità che ostacolano il benessere diffuso, nell’accezione più concreta del termine, e sosteniamo i principi di uguaglianza, inclusione e solidarietà” conclude. 

     

    “Meuccio Ruini, presidente della Commissione dei 75 che aveva redatto il progetto di Costituzione, fu il primo a levare un monito sul fatto che vi era uno scarto significativo sul compromesso alto realizzato nella Parte prima della Costituzione, quella relativa a principi e diritti, rispetto agli strumenti istituzionali, deboli, previsti nella Parte seconda. E lo disse nel giorno in cui la Costituzione fu approvata”. “Veti e bandierine”, prosegue Bonomi, “avevano avuto la meglio sulla scelta di una efficace democrazia governante. Nel susseguirsi degli anni, ho sempre visto riprodursi analoghe diffidenze e distinti interessi a breve di partiti contrapposti, contro ogni ipotesi di riforma organica costituzionale”. Per questo, “l’unico vero appello che mi sento di rivolgere alle forze politiche è di tenere bene a mente le parole di Meuccio Ruini”.