(Adnkronos) – “Oggi distinguiamo tre famiglie di prodotti a base di cannabis. La prima è quella dei farmaci derivati dalla cannabis per i quali gli enti regolatori hanno approvato l’immissione in commercio: questi sono alla pari di ogni altro farmaco, hanno seguito un iter regolatorio preciso ed hanno superato trial clinici che ne hanno valutato i profili di sicurezza ed efficacia. Sono farmaci a tutti gli effetti e hanno un’indicazione precisa per quel che riguarda l’appropriatezza di impiego, ad esempio c’è un farmaco indicato per la sclerosi multipla, un altro per l’epilessia”. Lo ha detto Emilio Russo, professore di Farmacologia della Scuola di medicina e chirurgia dell’università di Catanzaro, a margine del media tutorial “Cannabis e Sanità. Ripartire dalla Scienza”, promosso da AdnKronos Comunicazione con il supporto non condizionato di Jazz Pharmaceuticals, con l’obiettivo di fare luce su un tema che registra un interesse crescente, ma che, a volte, si scontra con la sua stessa complessità e con l’utilizzo di una terminologia non sempre appropriata.
“In secondo luogo ci sono le preparazioni magistrali e galeniche fatte in farmacia a base di cannabis, ovvero quei prodotti che vengono chiamati cannabis medica o terapeutica – aggiunge Russo – Quella delle preparazioni galeniche e magistrali è una prassi comune nella nostra nazione, i farmacisti sono formati per realizzarle fin dall’università e sono in grado di farle con qualsiasi prodotto, compresa la cannabis”. Un medico “può quindi fare una prescrizione ben precisa a base di cannabis terapeutica, da utilizzare come olio o come decotto, come ‘ultima spiaggia’, ovvero nel caso in cui sul mercato non esista alcun prodotto che possa garantire al paziente il massimo degli effetti. Il rispetto rigoroso delle indicazioni del medico nella preparazione – spiega l’esperto – garantirà efficacia e sicurezza del prodotto. Rispetto ai farmaci a base di cannabis però, l’impiego della cannabis terapeutica è supportato da una minor quantità di dati ed evidenze, dunque il medico che la prescrive si assume un rischio un po’ maggiore”.
“Poi c’è un terzo gruppo, purtroppo, ovvero i prodotti a base di cannabis che stanno fuori dal mondo della medicina e che possono essere registrati come integratori alimentari o come fisioterapici o altro. Si tratta di prodotti legali, poiché non contengono Thc, ma il grosso problema è che non hanno alle spalle nessun controllo specifico o studio e non ci sono standard elevati” conclude.