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Russiagate, Graham a Conte: continuate cooperare

Nell’ambito del Russiagate, Graham si rivolge a Conte con parole semplici ma emblematiche: continuate cooperare.

Una missiva, quella di Graham che tra l’altro ricalca quelle che hanno ricevuto anche i premier Gb e dell’Australia.

Lindsey Graham, come noto, è il presidente della commissione giustizia del Senato. Rappresenta nei fatti, oltre che di diritto, uno dei più fidati alleati di Donald Trump.

E in queste ore Graham ha inviato una lettera al premier italiano Giuseppe Conte, a quello britannico Boris Johnson e all’australiano Scott Morrison.

Russiagate, Graham a Conte: continuate cooperare. Missiva anche per Johnson e Morrison

Nella sua comunicazione il presidente della commissione giustizia del Senato Lindsey Graham chiede che i paesi sopra citati non smettano, appunto, “di cooperare con l’attorney general William Barr” nell’ambito dei lavori di inchiesta sulle origini del Russiagate.

“Uno dei doveri dell’attorney general è supervisionare l’indagine in corso”. Dice.

Ecco perchè le relazioni con i tre Paesi sono “ben dentro i confini della sua normale attività”, ha detto. L’iniziativa nasce, come spiega Graham, in seguito ad un articolo di approfondimento del New York Times.

In questo articolo il noto giornale ha avanzato l’accusa verso Barr di “usare la diplomazia ad alto livello per avanzare gli interessi politici personali del presidente”.

Nella sua lettera il senatore, tra i più fiduciosi alleati di Trump, ricorda che “Australia, Italia e Regno Unito si scambiano abitualmente tra loro informazioni delle forze dell’ordine per fornire assistenza nel corso delle indagini”.

“Sembra che le forze dell’ordine e l’intelligence Usa abbiano confidato su informazioni di intelligence straniera nell’ambito dei loro sforzi per indagare e monitorare le elezioni presidenziali del 2016”, ha detto appunto, aggiungendo poi tre punti.

Il primo: “aver fatto affidamento su un dossier profondamente errato, pieno di pettegolezzi e scritto da un ex agente segreto britannico di parte”.

Il secondo: “aver ricevuto informazioni di intelligence da un ‘professore’ italiano (Joseph Mifsud, tuttavia è di Malta) cui fu ordinato di contattare un consigliere di basso livello della campagna di Trump, George Papadopoulos, per ottenere informazioni sulla campagna”.

E terzo: “accettare informazioni da un diplomatico australiano, al quale era stato detto di contattare anche lui Papadopoulos e di passare le informazioni da lui ottenute sulla campagna all’Fbi”.