Un’escalation della guerra in Ucraina “purtroppo diventa sempre più probabile”. Lo ha detto Sergey Karaganov, ex consigliere di Putin e ancora oggi uomo molto vicino al presidente russo. Karaganov, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera a firma di Federico Fubini, si è detto convinto di un possibile allargamento del conflitto.
“Gli americani e i loro partner della Nato continuano a inviare armi all’Ucraina – ha detto. – Se va avanti così, gli obiettivi in Europa potrebbero essere colpiti o lo saranno per interrompere le linee di comunicazione. Allora la guerra potrebbe vivere un’escalation. É sempre più plausibile. Penso i generali americani la vedano come me”.
Karaganov ha spiegato poi i motivi dell’invasione russa ai danni dell’Ucraina: “Putin ha detto che se l’Ucraina fosse entrata Nato, non ci sarebbe più stata l’Ucraina. Nel 2008 c’era un piano di rapida adesione. Fu bloccato dai nostri sforzi e da quelli di Germania e Francia, ma da allora l’Ucraina è stata integrata nella Nato. È stata riempita di armi e le sue truppe sono state addestrate dalla Nato, il loro esercito è diventato sempre più forte. Abbiamo assistito a un rapido aumento del sentimento neonazista in quel Paese. L’Ucraina stava diventando come la Germania intorno al 1936-‘37. La guerra era inevitabile, erano una punta di diamante della Nato. Abbiamo preso una decisione molto difficile: colpire per primi, prima che la minaccia diventasse ancora più letale”.
Colpire per primi per evitare di essere colpiti dalla Nato. Questo, secondo l’ex consigliere di Putin, è stata la molla dell’invasione: “Vediamo l’espansione occidentale in atto e la russofobia raggiungere livelli come l’antisemitismo tra le due guerre. Quindi il conflitto stava già diventando probabile. E abbiamo visto profonde divisioni e problemi strutturali nelle società occidentali. Così il Cremlino ha deciso di colpire per primo”.