Home ATTUALITÀ Russia, ipotesi stop bando test nucleari: cosa significa e cosa può succedere

    Russia, ipotesi stop bando test nucleari: cosa significa e cosa può succedere

    (Adnkronos) – Vladimir Putin chiede, la Duma, come al solito, esegue. Solo poche ore dopo che il presidente russo, nel suo intervento al Forum di discussione Valdai, ha lanciato l’idea, il Presidente della Camera bassa del Parlamento russo, Vyacheslav Volodin, ha annunciato l’avvio di una discussione sulla revoca della ratifica, da parte di Mosca, del Trattato per il bando complessivo dei test nucleari (Ctbt) “in linea con gli interessi nazionali della Russia”. Tale dibattito, ha aggiunto Volodin, sarà “una risposta agli Stati Uniti che non hanno ancora ratificato il trattato”. 

    “Sarebbe positivo poter sperimentare il funzionamento di questi sistemi ma armati con una testata nucleare”, aveva detto ieri Putin, dopo aver dato la conferma del test di un missile da crociera a propulsione nucleare Burevestnik e reso noto che è quasi completato lo sviluppo dell’Icbm Sarmat. E quindi ha ipotizzato che la Russia avrebbe potuto ritirare la sua ratifica dal Trattato varato nel 1996 ma non ancora entrato in vigore, per la mancata ratifica del numero di Paesi sufficienti, quindi anche degli Stati Uniti, come ha notato Putin ieri e ripetuto Volodin oggi. “Ma spetta alla Duma decidere”.  

     

    Il Trattato per il bando complessivo dei test nucleari, a uso civile o militare, in atmosfera, mare, spazio e sottoterra, a tempo indefinito, a cui ora la Russia vuole dare il colpo di grazia, a 22 anni dalla sua pubblicazione non è quindi ancora entrato in vigore. Eppure, è stato firmato da 187 Paesi (su 196), ultimo dei quali in ordine di tempo, la Somalia, ratificato da 178, ultimo a farlo lo Sri Lanka.  

    Varato nel 1996 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, “per un mondo privo di esplosioni nucleari” non è in seguito stato ratificato da tutti 44 Paesi con reattori nucleari o sperimentali richiesto. Otto di questo gruppo di nazioni non lo hanno fatto. Usa, Israele, Egitto, Iran e Cina non hanno ratificato l’accordo. India, Corea del Nord e Pakistan non lo hanno neanche firmato. In totale sono 18 i Paesi a non averlo ratificato, 9 quelli a non averlo firmato.  

    Il Trattato prevede anche un sistema di monitoraggio composto da 300 stazioni in tutto il mondo. La Commissione preparatoria per il Bando istituita nel 1996, con sede a Vienna, continua a operare ‘ad interim’ per sviluppare il regime di verifica del trattato in vista della sua entrata in vigore.  

    Il Trattato è costituito da un preambolo, 17 articoli, due annessi (fra cui quello con l’elenco dei 44 Paesi di cui era richiesta la ratifica per l’entrata in vigore) e un protocollo a sua volta con due annessi.