Ronaldo: ‘Il calcio per me è una missione’

“Vedo il calcio come una missione: scendere in campo, vincere, migliorare. Quei momenti in cui giocavo pensando “farò un dribbling!” non li vivo più”. Ronaldo è diventato qualcosa di troppo grande per essere definito un semplice. È una star a tutto tondo, crea mode e influenza milioni di perone in tutto il mondo. Per questo non può concedersi passi falsi, anche se all’età di 34 anni, dopo aver vinto tutto, non avrebbe da dimostrare più niente. Eppure la pressione sul portoghese è sempre tanta, e aumenta col passare degli anni: “C’è una pressione aggiuntiva. La gente ti giudica costantemente: “Ormai è finito. Ha 33, 34, 35 anni, dovrebbe smettere”. E tu vuoi lasciarli di stucco: sono ancora io”, ha rivelato Ronaldo in un’intervista a Repubblica.

Ronaldo: “Non sono un robot”

Ronaldo ha risposto anche a chi lo definisce un robot: “Non penso che credano sia un robot, però mi vedono come uno che non può mai avere un problema, non può mai essere triste, mai avere preoccupazioni. La gente identifica il successo, la spensieratezza, con i soldi: “Come può essere triste o avere una crisi Cristiano se è milionario?”. Devi comprendere che la gente non pensa come te, non ha vissuto certe situazioni. Ma lo capisco. So che la gente sta con il fucile spianato in attesa che Cris sbagli un rigore o che fallisca in una partita decisiva. Ma fa parte della vita e devo essere preparato. E io sono preparato già da molti anni”. Continua il portoghese: “Non so in quale momento mi sia abituato, è vero però che ho sentito la pressione fin da giovanissimo. Quando sono andato a Madrid, ero il giocatore più caro della storia; a Manchester, dopo aver vinto il mio primo Pallone d’oro a 23 anni, la gente pensava: “Questo ha raggiunto il massimo”. Negli ultimi 10-12 anni ho sempre avuto questa pressione aggiuntiva che non solo ti metti, ma che tutti ti mettono”, ha concluso Ronaldo.