Prove tecniche di ripartenza. E di normalità. Non di solo Special One si vive e così, in un Olimpico a metà tra voglia di ricordare chi non c’è più (Mourinho), saluti al nuovo condottiero De Rossi e insulti sparsi a giocatori (Pellegrini il più fischiato) e dirigenza, la prima volta di DDR da tecnico giallorosso mette in scena l’agognato 4-3-3 a dimostrazione che liberarsi dalla difesa a 3 è possibile oltre che auspicabile.
Complici le assenze per squalifica di Mancini e Cristante ecco una squadra più logica capace di guadagnare in brillantezza e tecnica (solo nel pt come vedremo) con maggiore capacità di verticalizzare e proporre gioco con la ricerca di scambi brevi e lanci improvvisi.
Non è tutto oro quello che luccica, per carità, ma fare peggio delle ultime esibizioni della Roma targata Mourinho era francamente peggio.
Naturalmente la guarigione collettiva è ancora lontana se è vero che dopo l’uno due al 18’ e al 23’ di Lukaku (magnifica serpentina di El Shaarawy con assist al bacio) e Pellegrini (gol di rabbia e di potenza il suo) che sembrava aver stordito il Verona e chiuso la pratica nella prima frazione, ecco ripresentarsi la Roma che non ti aspetti nella ripresa.
Lenta, abulica, senza idee, veniva graziata due volte (gol annullato dopo fallo su Karsdorp e rigore tirato alle stelle da Duric) e poi condannata dal suo portiere, autore di una papera colossale su un tiro dalla distanza di Folorusnho.
Gara riaperta e sofferenza finale con la squadra di De Rossi incapace di tenere il pallone tra i piedi e in balia della paura.
Non osiamo immaginare cosa sarebbe potuto accadere in caso di
pareggio degli scaligeri e la passerella finale della squadra sotto la Sud con De Rossi in testa regala la sensazione dello scampato pericolo e di una pace armata che speriamo possa trasformarsi in un nuovo inizio.
Saranno decisive in questo senso le prossime due gare, con la difficile trasferta di Salerno e la gara casalinga col Cagliari a ridefinire ambizioni e possibilità di una squadra sin qui troppo brutta per essere vera.
Capitolo a parte per Dybala. In campo dal 1’ ma spettatore non pagante della gara, l’argentino dimostra di non aver ancora ritrovato la condizione e di camminare sulle uova col fantasma di un nuovo infortunio a tormentarne la psiche.
Prima o poi bisognerà affrontare il problema, così come quello del portiere. Prendere un gol come quello contro il Verona non è possibile e l’aggravante è che Rui Patricio è recidivo. Insicuro nelle uscite e sempre meno sicuro tra i pali, il portiere portoghese sembra segnare il passo chiamando De Rossi alla prima scelta complicata della sua gestione.
Perché non puntare con decisione sul più giovane Svilar, alternato da Mourinho con Rui senza apparente logica nelle sue ultime gare da allenatore giallorosso?
Le pagelle di Roma – Verona 2 – 1
Rui Patricio 4, Karsdorp 6, Huijsen 6, Llorente 5,5, Spinazzola 6 (dal 28’ Kristensen 5,5), Paredes 5,5, Bove 7, Pellegrini 7, Dybala 4,5 (dal 58’ Zalewski 5), Lukaku 6, El Shaarawy 7 (dall’80’ Belotti ng). All. De Rossi 6,5
Claudio Fontanini