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Nella splendida cornice di Largo Argentina, a Roma, quest’oggi è andato in scena un triste spettacolo. Centinaia di attori, ballerini, musicisti, tutti i lavoratori del mondo della cultura si sono dati appuntamento in piazza per far ripartire un intero settore messo totalmente in ginocchio dal Covid. Riaperture in sicurezza, ristori e tavoli di confronto sono le richieste dei lavoratori, ben riassunte dall’amaro titolo assegnato all’evento: un anno senza lavoro, un anno senza reddito.
“Dallo scorso 24 ottobre – spiega alla platea una lavoratrice – l’Italia ha rinunciato a tutto ciò che è stato considerato indebitamente superfluo: sport, cultura e arte. Queste attività apparentemente non necessarie sono motivo di sopravvivenza per chi le esercita come professione”.
“Sono fermo da marzo – racconta un ballerino del teatro dell’Opera di Roma – Troppo tempo. Il nostro è un settore non valorizzato come negli altri Paesi europei nonostante il patrimonio artistico italiano. Tutte le attività legate al mondo dello spettacolo stanno morendo e noi non abbiamo neanche il tempo per rendercene conto e reagire”.
Ma i lavoratori attendono una reazione da parte delle istituzioni per non far calare definitivamente il sipario. Anche se qualcuno, tra il goliardico il rassegnato, non lesina sui consigli al nuovo governo: “Apri tutto, smarmella”.
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