Roma, stagione flop: romanità parafulmine. Con moltissimi dei traguardi della stagione della Roma già evaporati del tutto o quasi, iniziano in casa giallorossa i processi. Sommari o meno, radiofonici o cartacei, passando per il web, i dibattiti intorno alla Roma e al suo flop stagionale si intersecano intorno anche a nuovi propositi di riscatto e a ipotesi di rivoluzioni interne o meno. Come tutte le volte in cui un club come la Roma toppa la stagione, si parte con i jaccuse generalizzati: ma colpendo sul mucchio, spesso, non si fanno grossi progressi e così, perlomeno, prende voce intorno alle prospettive future, specie se la Roma dovesse fallire lultimo (ma forse per la società più prestigioso) traguardo e cioè quello della qualificazione alla Champions, la strada di tornare alla radice. Una sorta di panacea, un rimedio a tutti i mali. La romanità.
Roma, stagione flop: romanità parafulmine. Un ruolo più chiaro per Totti: un futuro da coach per DDR?
Che possa essere una sorta di parafulmine, è abbastanza chiaro. La romanità, però, può davvero salvare la Roma dallincubo di un totale crollo? Cè chi oggi, tra tifosi e addetti ai lavori, chiede di restituire la Roma a chi di Roma sa tutto, in senso lato e non solo sportivamente parlando. In primis a chi, poi, del resto, ci ha giocato e ne ha scritto la storia. Il numero uno indiscusso in tal senso è Totti, che oggi è un dirigente in cerca di ruolo specifico e che, lentamente, sta studiando per ritagliarsi un peso specifico maggiore. E poi cè Daniele De Rossi, che è ancora un calciatore (e, alla luce delle prestazioni generali, pur sempre tra i migliori) ma è prossimo alla scelta di fondo. Continuare? Lasciare? E sarà vero quanto si diceva tempo addietro, quando si parlava di un De Rossi allettato dalle sirene del calcio statunitense? Attualmente, rumors danno il calciatore più vicino ad appendere gli scarpini: ma non necessariamente questo implicherebbe un passaggio automatico nella dirigenza o, come molti auspicano, nello staff tecnico della Roma. Anzi: mentre moltissimi avrebbero già voluto assegnare la guida della Roma a DDR, prima che un altro romano e romanista doc come Claudio Ranieri ne prendesse il complicato timone, è presumibile, secondo quanto sembra emergere a livello di spifferi intorno al calciatore, che De Rossi stia seriamente pensando ad una sorta di anno sabbatico, o per meglio dire di apprendimento di quel che sarà. Certo, sembra che le orme del padre, tecnico della primavera della Roma, siano nelle corde del capitano giallorosso: ma vederlo sulla panchina della Roma non sarà, allo stato attuale delle cose, così facile da vedersi. E possibile, come lo stesso Totti ha detto parlando di sé e di un suo ruolo nello staff dirigenziale più operativo (se certi compiti spetteranno a me, cambierò molte cose ha detto in sintesi lex capitano della Roma), che De Rossi voglia tanto bene alla Roma e alla sua storia da romanista e capitano da non sciuparsi un possibile continuo di questa favola a condizioni poco favorevoli. Se non si sentisse adeguato a un ruolo, cioè, la bandiera giallorossa non ammainerebbe ma, nei fatti, prenderebbe tempo. Non si tratterebbe di rinunciare a un pezzo di romanità, ma, appunto ad evitare che questa diventi il parafulmine che possa coprire da tutte le intemperie.