1200 persone forse di più, costrette a vivere in un palazzo fatiscente di sette piani, in condizioni igienico-sanitarie precarie, sostanzialmente senza alcun diritto. Nella Giornata Mondiale del Rifugiato afferma la Bonafoni – occorre squarciare il velo di silenzio che da anni ormai oscura il cosiddetto Selam Palace, un edificio ex ENASARCO occupato dal 2006 all’Anagnina, accanto alla zona dei centri commerciali, a un passo dal Grande Raccordo Anulare. La cosiddetta emergenza sbarchi infatti non si ferma sulle coste di Lampedusa ma arriva fin dentro la nostra Regione, nella città di Roma. Negli ultimi mesi al Selam sono arrivate almeno 300 persone portate con i barconi sulle coste siciliane. I residenti del palazzo raccontano di arrivi “a pagamento” gestiti direttamente dai mercanti di schiavi: dopo aver pagato per attraversare il deserto, dopo aver pagato per la navigazione nel Mediterraneo, migranti e profughi si troverebbero costretti ad esborsare fino a 2500 euro per salire su un “taxi” che li porta diretti ad Anagnina. I medici e i volontari dell’associazione Cittadini del Mondo raccontano di uomini, donne e bambini che arrivano con ancora il sale del mare addosso, denutriti, provati, spesso feriti. Una condizione questa degli ultimi mesi che va ad aggravare ulteriormente quella degli abitanti del Selam, che vivono ormai in stanze e corridoi angusti, sovraffollati, pieni di infiltrazioni d’acqua, colpiti tra l’altro anche dall’alluvione di qualche giorno fa. Senza la possibilità di curarsi o accedere ai servizi sociali del Comune come fossero fantasmi. Eppure il 95% dei migranti del palazzo sono titolari di una protezione umanitaria, il 65% di loro vive in Italia da almeno 5 anni, il 25% ha la residenza nello stesso palazzo. Come consigliera regionale – conclude la Bonafoni – coinvolta dal VII municipio, mi sono attivata nelle scorse settimane per far intervenire intanto la Asl Roma B nell’emergenza Selam Palace. Occorre non fermarsi qui, e restituire a queste persone, spesso donne incinte o con bambini piccoli, la visibilità, la dignità, i loro diritti.