”Al ballottaggio ci vado io, è uscito anche un sondaggio di Noto Sondaggi che mi vede tranquillamente arrivare al ballottaggio. Io questo lo sento quando vado in giro per la città, soprattutto in periferia, le persone mi riconoscono il lavoro fatto e chiedono che non si torni indietro”. Lo ha detto la sindaca di Roma Virginia Raggi ospite di ‘Oggi è un altro giorno’ su RaiUno.
”Calenda è stato ministro dello Sviluppo economico e non ha risolto una sola crisi di quelle che aveva sul tavolo, non l’Ilva, non Alitalia, non Almaviva. Dal suo scranno forse poteva fare qualcosa in più. Idem Gualtieri, da ministro non ha fatto una sola cosa per Roma, zero. Ora ha scoperto la capitale e dice che c’è bisogno di soldi, c’é chi direbbe s’è svegliato”, ha aggiunto.
”Ho lavorato molto sulle periferie. Io vivo in periferia e da quando sono arrivata le ho girate incessantemente, abbiamo portati i servizi. I miei competitor abitano tutti in centro, c’è chi dice che soffrano di jet lag quando ci vanno, stanno esplorando le periferie per la prima volta”, ha sottolineato ancora Raggi.
Alle elezioni di Roma il centrodestra è avanti sia nelle intenzioni di voto alle liste che ai candidati. È testa a testa Raggi-Gualtieri per assicurarsi il secondo turno, con la sindaca che supera il candidato Pd per la prima volta e che potrebbe riscuotere maggiore consenso nel caso in cui presentasse una sua lista civica in appoggio al M5S, come rivela oggi un esclusivo sondaggio, realizzato nei giorni precedenti alle primarie del centrosinistra, sulle elezioni amministrative a Roma elaborato da Noto Sondaggi per il giornale online TPI.it, diretto da Giulio Gambino.
La coalizione del centrodestra risulterebbe essere la più votata con il 35% delle preferenze, così ripartite: 21% Fratelli d’Italia, con il movimento di Giorgia Meloni che diventerebbe il primo partito a Roma, 8 per cento Lega, 4 per cento Forza Italia e 2% attribuibile ad altre liste. La coalizione della sindaca uscente, Virginia Raggi, otterrebbe il 25% dei consensi, 10 punti in meno rispetto a quella del centrodestra. Il dato sicuramente più interessante è dato dalla percentuale che il sondaggio attribuisce a una ipotetica lista civica in supporto della Raggi: secondo la rilevazione, infatti, una lista della sindaca otterrebbe l’11 per cento dei voti, mentre il Movimento 5 Stelle avrebbe il 14% delle preferenze. La stessa percentuale attribuita alla coalizione Raggi è assegnata a quella che sostiene il candidato del Pd, Roberto Gualtieri, fresco vincitore di primarie. Secondo il sondaggio, infatti, la coalizione di centrosinistra otterrebbe il 25%, così ripartiti: 18,5 per cento al Partito Democratico, 2% ai Verdi, l’1,5 per cento a Leu, l’1 per cento a Sinistra Italiana e il 2 per cento provenienti da liste civiche e altre forze di centrosinistra. La coalizione che appoggia Carlo Calenda, invece, è accreditata all’11% con il 7 per cento attribuito ad Azione, il 2% a Italia Viva e un altro 2 per cento ottenuto da altre liste.
Per quanto riguarda le intenzioni di voto ai singoli candidati Michetti sarebbe al 35%, Raggi al 26%, Gualtieri al 23% e Calenda al 14%. Lo squilibrio tra le intenzioni di voto alla liste e quelle ai candidati è il cosiddetto voto disgiunto, che viene analizzato dal sondaggio attraverso i flussi elettorali. Da questo punto di vista il candidato più penalizzato risulta essere proprio quello del centrosinistra Roberto Gualtieri. Tra quel 25% di persone che esprimono il proprio voto per la coalizione che appoggia il candidato Pd, infatti, risulta esserci un 28 per cento che voterebbe Carlo Calenda come candidato sindaco e un 7% che invece sceglierebbe Virginia Raggi.
“Le percentuali raccolte dal centrodestra, sia nelle intenzioni di voto alle liste che in quelle rivolte ai candidati, danno al candidato del centrodestra Enrico Michetti un ampio margine al primo turno. Ma per il secondo posto la partita è più che aperta – dice il sondaggista Noto – Il centrodestra ha poco bacino elettorale da cui attingere consenso, mentre chiunque vada al ballottaggio tra Raggi e Gualtieri, avrebbe sicuramente una parte di elettorato più ampia da cui poter prendere voti. Paradossalmente Michetti può fare il pieno di voti al primo turno, ma quel 35% che lui ha al primo turno potrebbe non bastare per poi farlo vincere al ballottaggio. Il punto forte della Raggi è che comunque sia ha una coalizione coesa nei suoi confronti e quindi è difficile che poi possa perdere qualche voto rispetto al consenso dei partiti. E questo può essere un suo vantaggio competitivo”.
”Abbiamo testato una lista Raggi, a oggi uno scenario ipotetico, perché è chiaro che una lista di un candidato può aggregare consenso, che andrebbe oltre il consenso che aggrega il Movimento 5 Stelle. È evidente che se non ci fosse la lista Raggi, il valore del M5S sarebbe maggiore. La lista Raggi aggrega un consenso di un elettorato vicino al Movimento, che però preferirebbe votare la lista Raggi, più altro consenso proveniente da una parte di elettorato che magari si potrebbe trovare con un forte vincolo a votare Movimento 5 Stelle e poi non lo voterebbe. Non dobbiamo pensare, comunque, che se non ci fosse la lista Raggi, il M5S sarebbe al 14%, ma avrebbe ovviamente più consenso. Non è che quell’11% che darebbe la sua preferenza alla lista Raggi non voterebbe in assoluto il Movimento 5 Stelle. Il sondaggio dà la misura di quanto sia penalizzato Gualtieri. Lui comunque ha un candidato concorrente (Calenda) che solo due anni fa si presentò nelle liste del Partito Democratico a Roma per le elezioni europee. Quindi è chiaro che condivide con questo candidato una parte di elettorato e quindi in un certo senso ne ha un contraccolpo. I ballottaggi non li testo mai quando mancano così tanti mesi alle elezioni. I ballottaggi sono imprevedibili e soprattutto la previsione del ballottaggio è fortemente influenzata da quello che è lo sviluppo sia della campagna elettorale che del primo turno”.