Centinaia di medici del Sistema sanitario nazionale hanno dato vita, in mattinata, ad un sit-in in piazza Montecitorio a Roma, davanti alla Camera dei deputati. Liniziativa nasce per protestare contro le politiche del governo che “non rispettano la sanità pubblica”. “Senza medici restano solo i miracoli” e “nei prossimi anni mancheranno 45mila medici e dirigenti sanitari” sono alcuni dei cartelli indossati dai camici bianchi. Presenti molti i giovani dottori e specializzandi anchessi “arrabbiati per i pochi investimenti in sanità”. Sono presenti tutte le sigle sindacati dei dirigenti medici del Servizio sanitario nazionale e la Federazione nazionale degli Ordini dei medici con il presidente Anelli.
I sindacati hanno anche già indetto due giornate di sciopero a novembre. “Chiediamo maggiore attenzione per il Ssn perché il miliardo messo a disposizione dallattuale governo nel Def era già stato stanziato dallesecutivo guidato da Gentiloni – afferma Carlo Palermo, segretario dellAnaao-Assomed – Vogliamo un contratto dignitoso e pur essendo un obbligo per le regioni mettere da parte le risorse per il rinnovo, molte hanno stornato quei soldi per garantire laccesso alle cure. Siamo da anni di fronte a un sottofinanziamento del sistema, i dati dicono che linvestimento in sanità si è ridotto dello 0,3% ogni anno dal 2009. Così si muore. Abbiamo chiesto – aggiunge Palermo – un incontro a tutti i ministri interessati: la Grillo, Tria e la Bongiorno. Devono darci delle risposte”.
Sul tavolo cè “lassunzione di personale, perché mancheranno a breve 20mila medici e 50mila infermieri, lallargamento delle borse di specializzazione, lo stop alle violenze sui medici, il rinnovo del contratto, perché siamo stanchi e non possiamo pagare noi per le inefficienze del sistema sanitario che non è finanziato adeguatamente – chiede al governo Andrea Filippi, segretario Fp Cgil medici – Oggi siamo in piazza ma a che punto dobbiamo arrivare? Lo scopo di questo governo e dei precedenti è quello di distruggere il Ssn”. “Per fermare lo sciopero ci vorrebbe un grande segno di buona volontà – sottolinea Giovanni Sgroi, presidente vicario del Fesmed – per il rinnovo del contratto servono 550 milioni, ma soprattutto serve cambiare il sistema”.