I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma hanno eseguito unordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP presso il Tribunale di Roma, Cinzia Parasporo, su richiesta del PM della DDA di Roma, Rodolfo Maria Sabelli, nei confronti di Rinzivillo Antonio (cl. 1957) e Salinitro Marco (cl. 1964), entrambi pluripregiudicati affiliati al clan mafioso Rinzivillo di Gela (CL), ritenuti responsabili, in concorso con altri, dellomicidio di Scaglioni Antonello, assassinato a colpi darma da fuoco nel corso di un agguato commesso a Roma il 21 ottobre 1990. Lo Scaglioni, allepoca dei fatti 31enne gestore di un bar sito allinterno del circolo sportivo Zeffiro Country Club, sito in Via Salaria a Roma, fu avvicinato nei pressi dellingresso del citato circolo da un commando di tre uomini dal chiaro accento meridionale, i quali gli esplosero contro otto colpi darma da fuoco, attingendolo alla testa e al torace e dileguandosi repentinamente a bordo di una Ford Taurus rubata. Durante la fuga, nei pressi dello svincolo per Fidene, i killer furono coinvolti in un incidente stradale e abbandonarono la macchina non più marciante in una scarpata adiacente la via Salaria, lasciando a bordo del mezzo una delle pistole utilizzate per lomicidio, nonché tracce di sangue dovute alle ferite riportate nel corso del sinistro. Le indagini svolte allepoca non consentirono di individuare gli autori dellesecuzione e il caso fu archiviato. Nel 2011 il caso è stato riaperto grazie alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, già affiliato al clan gelese Rinzivillo il quale ha rivelato che leliminazione dello Scaglioni fu deliberata ed eseguita da uomini del citato clan, in quanto la vittima era stato ritenuto responsabile di avere sottratto un carico di eroina che gli era stato affidato, svolgendo egli lattività di corriere di droga. Su tali dichiarazioni il Nucleo Investigativo di via in Selci ha sviluppato unindagine che ha consentito di acquisire rilevanti riscontri individualizzanti in ordine alle responsabilità del Rinzivillo Antonio e del Salinitro Marco, mentre altri 2 soggetti componenti del gruppo di fuoco sono indagati in stato di libertà. Sul conto di Salinitro è stata anche acquisita la prova scientifica grazie al R.I.S. dei Carabinieri di Roma che ha dimostrato la presenza del suo Dna in una traccia ematica allepoca repertata a bordo dellautovettura utilizzata dal gruppo di fuoco. Allepoca dei fatti il clan Rinzivillo, gruppo satellite della consorteria mafiosa facente capo alla famiglia Madonia, a sua volta affiliata a Cosa Nostra, disponeva di una base operativa a Roma Prima Porta, ove Rinzivillo Antonio, elemento apicale del sodalizio, si era rifugiato per sfuggire alla guerra di mafia in corso contro i clan gelesi della Stidda che, tra il 1987 e il 1992, causò oltre cento morti. In tale contesto Rinzivillo Antonio, allepoca latitante in quanto colpito da diversi provvedimenti restrittivi, deliberò lomicidio di Scaglioni ritenendolo in grado di rivelare alle Forze di Polizia informazioni utili alla sua cattura. Rinzivillo Antonio venne comunque catturato dai Carabinieri di via in Selci nel dicembre del 1990.
Rinzivillo e Salanitro erano già detenuti a seguito di condanne per altri omicidi, e si trovano reclusi rispettivamente presso le casi circondariali di Tolmezzo (UD) e Napoli-Secondigliano.