Il sindaco dimissionario Ignazio Marino, all’uscita dalla riunione con la giunta, preferisce non risponde a chi gli chiede se ritirerà le sue dimissioni. I consiglieri del Pd sono in sintonia con il partito ma si sta cercando una via per evitare lo scontro in aula. Cruciale per Marino sarà la giornata di domenica quando dovrà fare la sua ultima mossa e decidere se ritirare o meno le dimissioni. E l’insicurezza è ancora forte tra le fila del potere capitolino. Marino, infatti, nonostante la mancata fiducia da parte del proprio partito, davanti ad una piazza di sostenitori che gli chiedono di ripensarci, si lascia sfuggire parole incoraggianti di riflessione per non deludere chi non l’ha mai abbandonato, nemmeno nei momenti più difficili. Su queste affermazioni sembra farsi ancora più forte la possibilità di un ritiro delle dimissioni e di uno scontro diretto in Aula Giulio Cesare con il proprio partito. Scontro, questo, che si preannuncia una vera e propria lotta tra potere politico e cittadinanza. La piazza, sostenitrice del sindaco-chirurgo, oltre a spalleggiare Marino ha inveito anche contro lo stesso Pd colpevole, secondo i sostenitori stessi, di averlo abbandonato e poi sfiduciato. Nel mirino anche il premier Renzi al quale alcuni manifestanti hanno chiesto in modo provocatorio di rendere pubbliche le proprie spese e ricevute, cavalcando così l’onda delle accuse mosse allo stesso Marino. Le dichiarazioni del sindaco dimissionario lasciano intendere una sorta di accanimento nei suoi confronti. La sua più grande paura è che possa tornare la mafia a Roma. Un suo sostenitore denuncia la presenza di un meccanismo malato secondo cui una persona onesta non ha possibilità di governare serenamente. Lo stesso sostenitore dichiara inoltre che Marino ha tutte le carte in regola per poter proseguire il proprio lavoro forte dal punto di vista dei voti ricevuti, sia alle primarie che dai romani, e forte per quel che rigurda la propria fedina penale, sulla quale non sono presenti avvisi di garanzia. Diverse le reazioni dal mondo politico. Fi definisce Roma allo sbando e lo fa attraverso le parole di Renato Brunetta, capogruppo di Fi alla Camera. Brunetta ribadisce l’inadeguatezza delle scelte di Marino, del Pd romano e di conseguenza del Pd nazionale, sottolineando la necessità di tornare presto alle urne con un impegno da parte di Fi di migliorare la situazione di Roma. Sel invece preferisce non prendere posizione e rifiuta di schierarsi sia con il Pd che con la destra. Il partito di Vendola non voterà nessuna mozione di sfiducia ma aspetterà le parole del sindaco in Aula prima di prendere qualsiasi decisione
Eleonora Bacaloni