Ancora proteste degli esercenti a Roma. Questa volta, teatro della manifestazione autorizzata, legittima e pacifica è il Circo Massimo, dove questa mattina commercianti, ristoratori, partite iva, tassisti e lavoratori dei settori in crisi, provenienti da tutta Italia, hanno chiesto di riaprire le attività in sicurezza.
Non solo “un piano certo per una ripartenza sicura e irreversibile“, spiega Fabio Mina, presidente Lupe Roma (Libera unione pubblici esercizi), ma anche “reali sostegni alle imprese e nuovi accordi per affrontare i prossimi difficili anni”.
“Siamo qui perché il governo deve darci una mano per coprire i costi fissi e per chiedere un’accelerazione nel pagamento della cassa integrazione dei nostri dipendenti”, racconta un ristoratore di Enna, Sicilia. “Da nord a sud rappresentiamo il motore, ora fermo, dell’Italia”.
“Perché il lavoro è dignità”, si legge su numerosi cartelli dei manifestanti, rimasti “in mutande”, biancheria intima simbolicamente appesa in piazza, dopo un anno di chiusure e di “ristori inadeguati”. Dal sit-in, chiamato “Una volta per tutti”, non arrivano solo critiche all’esecutivo e la richiesta di una data certa per riaprire, ma anche proposte chiare: “Blocco delle licenze fino al 2023, blocco degli sfratti e sgravi fiscali, credito imposta sugli affitti cedibile e applicato per tutto l’anno corrente, blocco immediato del distacco utenze e concreti sostegni per le imprese sulla base della perdita di fatturato” nell’anno pandemico.
“Noi dobbiamo pensare al futuro di questo Paese – tuona un cuoco dal microfono allestito al Circo Massimo – Non possiamo far prevalere la rabbia del momento, ma rivendicare le azioni che ci consentiranno di portare il pane ai nostri figli e il diritto di fare impresa”.
In piazza è tanta anche la voglia di dissociarsi dai tafferugli del giorno precedente, lunedì 11 aprile, per le vie del centro storico. “Siamo qui per manifestare pacificamente, far rispettare i nostri diritti. I ristoratori non c’entrano con quello che è successo ieri. Siamo persone per bene, presenti oggi solo per chiedere di lavorare perché in difficoltà”, sottolinea Luigi Mascaro, presidente Ristoranti ennesi.
Dello stesso avviso Barbara Cannata, associazione Insieme per Cambiare: “Siamo partiti ieri dalla Sicilia in settecento, bloccati negli alberghi e scortati come delinquenti mentre i facinorosi che hanno creato gli scontri sono stati lasciati liberi di agire. Noi non siamo quelle persone, siamo qui per testimoniare il nostro disagio, la nostra amarezza e per chiedere un tavolo di trattative con il governo”.
Una delegazione di cinque persone, tra i manifestanti dei commercianti, sarà ricevuta a Palazzo Chigi. Lo hanno detto dal palco gli stessi promotori,