Doveva essere il giorno della riapertura delle scuole superiori, ma a rientrare in classe, al 50%, sono stati solo gli studenti di Valle D’Aosta, Toscana e Abruzzo. A Roma i ragazzi si sono ritrovati davanti al ministero dell’Istruzione, in viale Trastevere, per chiedere un futuro “in presenza e in sicurezza“. “Non è stato investito un euro nell’istruzione né nei trasporti”, spiega uno dei manifestanti. “Dopo mesi di promesse ancora nulla è in sicurezza. Ma la scuola dovrebbe essere in presenza. La Dad (didattica a distanza) è una misura che estromette i figli studenti di lavoratori e chi non ha i dispositivi per seguire con continuità le lezioni”.
Tante le manifestazioni e i flash-mob nei diversi licei della Capitale. Gli studenti del Righi, Mamiani, Tasso, Albertelli e Cavour si sono dati appuntamento fuori dai rispettivi licei, dove si sono tenute lezioni all’aperto e assemblee.
Le proteste proseguiranno anche domani. Alle 9 il comitato Priorità alla scuola sarà davanti alla sede della Regione Lazio. “Non si può tenere aperto tutto mentre la scuola resta chiusa ormai da un anno”, spiegano gli aderenti del comitato. “Servono nuovi investimenti per avere più spazi” e per garantire una riapertura in sicurezza.
Anche la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha criticato la scelta delle Regioni di rinviare la riapertura dei licei. “È difficile per gli studenti comprendere perché non rientrano a scuola, capisco la frustrazione”, ha detto a Radio Rai. “Nelle regioni a fascia gialla è tutto aperto tranne la scuola superiore. Questo creerà profonde cicatrici, i ragazzi hanno bisogno di sfogare la loro socialità. Si fa l’errore di credere che la scuola non produca incassi: se io chiudo un negozio so purtroppo quanto ho perso, sulla scuola questo discorso non si fa, ma i costi sono altissimi”. “Sono preoccupata – ha proseguito la ministra – oggi la dad non può più funzionare”.
Mario Bonito