ROMA, LA GDF ARRESTA FRANCESCO NIRTA, LATITANTE VICINO ALLA ‘NDRANGHETA.

Era ricercato dal dicembre 2012 il latitante Francesco Nirta, alias “TERRIBILE”, tratto in arresto dai Finanzieri del Comando Provinciale di Roma presso la Stazione Termini di Roma. In particolare, nell’ambito delle ormai quotidiane attività di monitoraggio, tese a verificare la presenza di elementi, anche di spicco, di consorterie criminali sulla piazza capitolina, le Fiamme Gialle del G.I.C.O. (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, individuavano il ricercato, sfuggito all’esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere per traffico di sostanze stupefacenti emessa, in data 4 dicembre 2012, dal Tribunale di Reggio Calabria ed in carico alla Squadra Mobile di Reggio Calabria e al Commissariato P.S. di Siderno. Nonostante l’accorgimento di provare a confondersi con le migliaia di persone che, specialmente nel periodo estivo, affollano la Stazione Termini, il Nirta non ha considerato la possibilità che, tra i pellegrini ed i turisti in visita alla Capitale, vi fossero infiltrati anche gli specialisti dell’antidroga. Il Nirta, quindi, all’apparenza uno dei tanti giovani studenti fuori sede – dichiarerà, poi, essere iscritto alla facoltà di Architettura dell’Università di Messina – pur tradito dall’abbigliamento ricercato e da un vistoso e costosissimo orologio al polso, saliva a bordo del treno per Reggio Calabria delle ore 13,45. Dopo circa 10 minuti dalla partenza del treno, accertatisi della corrispondenza dei tratti somatici del ricercato, i finanzieri del G.I.C.O. lo fermavano, chiedendogli i documenti. Nella circostanza, il Nirta forniva i falsi documenti di un anonimo soggetto nato a Polistena (RC) e affermava di tornare a casa per le ferie fin quando, messo alle strette, confermava le sue vere generalità. Nel prosieguo, informata la Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma iniziava una serrata attività di analisi dei pochi elementi disponibili, al fine di individuare e sottoporre a perquisizione il covo romano all’interno del quale il latitante aveva trovato riparo. Dall’esame della scarna documentazione trovata in possesso del latitante si risaliva ad un’abitazione sita a Roma, via Manlio Torquato, immediatamente sottoposta a perquisizione. Nella stessa veniva rinvenuto un dispositivo elettronico per la ricerca di microspie. Il latitante veniva infine associato alla Casa Circondariale di Roma “Regina Coeli”, a disposizione delle Autorità Giudiziarie di Roma e di Reggio Calabria.