Il 17 giugno del 2001 la Roma si laurea per la terza volta nella sua storia Campione d’Italia. C’era il sole quel giorno, il caldo estivo accompagnava i tanti tifosi della Roma accorsi per assistere all’ultima giornata di campionato contro il Parma, decisiva per l’assegnazione dello scudetto. Tutti insieme, uniti dalla fede giallorossa, migliaia di persone si dirigono verso lo Stadio Olimpico anche solo per dire: “io c’ero, ho visto, ho vissuto”. Dopo il sofferto pareggio di Napoli che aveva impedito alla Roma di esultare anzitempo, la partita contro i ducali, che vantano giocatori del calibro di Gianluigi Buffon, Fabio Cannavaro, Lilian Thuram, Sergio Conceicao e Marco Di Vaio, si prospetta non facile.
Ma quel 17 giugno niente e nessuno poteva mettere i bastoni tra le ruote ai capitolini: bastano 19 minuti a Francesco Totti per freddare Buffon e correre sotto la Curva Sud. Una gioia indescrivibile per il popolo romanista. Le successive reti dell’aeroplanino Vincenzo Montella e di Gabriel Batistuta concretizzano un sogno a occhi aperti che sfocia in un’invasione di campo anticipata da parte dei tifosi, che per poco non costano alla Roma la sconfitta a tavolino e l’addio al titolo. Inutile la rete di Marco Di Vaio sul finale, ormai è fatta: al triplice fischio dell’arbitro Braschi lo stadio è un bagno di folla e di bandiere, una festa iniziata sul prato dell’Olimpico, passata per la bolgia del Circo Massimo e continuata per tutta l’estate tra bandiere, caroselli, canti e cori. Una rivincita nei confronti dei cugini della Lazio che solo 11 mesi prima si erano laureati Campioni d’Italia.
Subito dopo aver assistito al trionfo dei biancocelesti Franco Sensi, allora presidente della Roma, mise mano al portafoglio desideroso di regalare alla sponda romanista del Tevere un titolo che mancava da 18 anni. In poco tempo alla corte di Fabio Capello arrivarono Walter Samuel, Jonathan Zebina, Emerson e il ‘colpaccio’ Batistuta. Una piazza calda come Roma aveva finalmente l’organico per puntare in alto. A suonare la carica è ‘Pluto’ Aldair, che ad inizio stagione commenta così il successo della Lazio: “non ho sofferto tanto per il loro scudetto. Penso alle facce che faranno loro quando lo vincerò io. Cioè quest’anno”. Mai profezia fu più vera.
Più forti di tutti anche dei rivali storici della Juventus, contro i quali il 6 maggio 2001 la Roma giocò la partita chiave per lo scudetto. Capello e i suoi si presentano a Torino con sei punti di vantaggio sulla Vecchia Signora, ma dopo appena 6 minuti sono già sotto 2-0. Sembra l’inizio di un incubo, la solita storia che si ripete, se non fosse che Don Fabio al 33esimo della ripresa fa quello che nessuno si aspetterebbe: fuori capitan Totti e dentro Hidetoshi Nakata. Il giapponese segna il gol del 2-1 con uno splendido tiro da fuori e propizia il 2-2 targato Montella, lesto nell’approfittare della respinta maldestra di Van der Sar. La consapevolezza acquisita in quella partita ha spianato la strada verso un successo storico, che a distanza di 20 anni è ancora vivo nella mente di tutti i giallorossi presenti quel giorno.
“A 20 anni dal terzo scudetto della Roma il primo ricordo che mi viene in mente di quel giorno è mio padre. Voglio ringraziare lui che ci ha permesso di vivere questo momento di immensa gioia. Vorrei ringraziare lui sempre”. E’ il commosso ricordo di Rosella Sensi, ex presidente della Roma, all’Adnkronos, a 20 anni dal terzo scudetto, fortemente inseguito e voluto dal padre, l’allora presidente Franco Sensi.
“I ricordi di quel 17 giugno 2001? Gli ultimi minuti e l’apprensione di papà quando c’è stata quella sorta di invasione. C’era preoccupazione, ma poi al fischio finale ci siamo abbracciati con la famiglia, gli occhi di mio padre brillavano per aver dato questa grande felicità ai tifosi della Roma”.
“La gioia è stata già quasi all’ingresso in campo, perché lo stadio era colmo di bandiere e si percepiva che sarebbe stata una giornata di festa. Purtroppo la stagione si era protratta e c’è stato lo sciogliete le righe subito dopo la partita e non ci siamo potuti godere a sufficienza quello che oggi ancora rimane per tutti noi un bellissimo ricordo. Il problema è che quando si ricorda una cosa vecchia di 20 anni, ti viene da pensare che ne sono passati troppi, è il dolce e amaro del ricordo. Sono passati 20 anni sia per noi che per la Roma, speriamo possano tornare presto quei momenti”. E’ il ricordo di Damiano Tommasi, centrocampista della Roma del terzo scudetto, all’Adnkronos.
“Sono stato a celebrare i 20 anni del Mondiali di Francia 1998 nel 2018, poi la Francia ha messo un altro tassello e un’altra data da ricordare vincendo il Mondiale in Russia, chissà, speriamo…”, ha aggiunto Tommasi con il sorriso. “Ci ritroveremo con qualcuno della squadra ma siamo sempre in contatto da remoto con tutti, al di là del Paese in cui uno vive c’è anche il fuso orario, alcuni sono in Giappone, altri in Sudamerica, copriamo tutti i continenti. Con Eusebio (Di Francesco, ndr), invece, ci vedremo sicuramente, siamo più vicini, ora è a Verona”, ha concluso Tommasi.
Il terzo scudetto della Roma, 20 anni fa “fu il mio battesimo del fuoco come sindaco. Ero stato eletto da poco e rischiai anche perdermi la festa perché mentre la Roma giocava contro il Napoli ero in ospedale per un’appendicite. Fortunatamente la festa si concretizzò dopo la partita con il Parma e riuscii a partecipare”. Lo racconta all’Adnkronos il sindaco di allora, Walter Veltroni, entrato in carica il 28 maggio 2001 e subito alle prese con l’incontenibile esplosione di gioia nella capitale a partire dal pomeriggio del 17 giugno successivo. “Incontenibile, esatto: e perché mai avremmo dovuto contenerla? -sottolinea Veltroni-. Ricordo che decidemmo di accompagnare quella gioia con occhio ‘istituzionale’ attento ma senza intervenire. D’altronde quando c’è una gioia di quel tipo non succede niente di sbagliato”.
Oltre un mese di festa continua in strada “e neanche un sanpietrino divelto, era bellissimo e credo che sia stato un momento di allegria anche per chi non tifava Roma. Mai vista una folla così al Circo Massimo, forse solo quando organizzammo la festa per i Mondiali del 2006, anche allora un lavoro gigantesco. Un clima di allegria e gioia continue, non frequente in città e che ha adesso un valore ancora maggiore, dopo il periodo che abbiamo passato”. Della festa al Circo Massimo Veltroni ricorda solo in momento di possibile rischio: “delle persone si arrampicarono sugli edifici circostanti: Sensi e io chiedemmo loro di scendere e riuscimmo a convincerli”.
“Il ricordo che ho è quello di un anno straordinario. Io ho avuto la fortuna di viverlo sia da radiocronista che da speaker. Il coronamento di un sogno per il quale tutti noi dobbiamo dire grazie a Franco Sensi”. Questo il ricordo del terzo scudetto della Roma di Carlo Zampa, storico radiocronista giallorosso e speaker ufficiale della Roma in quell’anno, all’Adnkronos, a 20 anni di distanza dal quel 17 giugno 2001. “Un mio amico aveva affittato un camion già dalla settimana prima con altoparlanti e quant’altro -racconta Zampa- e alle 3 di mattina mi portò a piazza Testaccio, mi fece ripetere al microfono la formazione di Roma-Parma e in pochi secondi la piazza si trasformò in un piccolo Olimpico. Tornai a casa che era praticamente l’alba, fu indimenticabile”.