L’unica certezza è quella che il Pd vuole fare le primarie. A parte la promessa in questo senso di Enrico Letta, però, resta davvero poco altro al centrosinistra per la ricerca del ‘suo’ candidato sindaco di Roma. Il fronte progressista, infatti, si presenta ancora diviso e senza punti di riferimento. Per di più con due nodi da sciogliere, quasi un paradosso: la posizione dei candidati scesi in campo per primi, Carlo Calenda e Virginia Raggi.
Calenda ieri ha subito stoppato l’ipotesi primarie: “Difficili e inopportune”. Tutto il contrario di un plauso alla proposta di Letta, con cui comunque il leader di Azione si è impegnato a parlare. Calenda domani presenta le sue proposte sull’emergenza rifiuti. Insomma, tutto il contrario del passo indietro utile ad un accordo con i dem. “Il Pd apra una discussione con noi su squadra e programma. Smettendola di perdere tempo inseguendo i 5S e vagheggiando candidature di personalità che si sono dette indisponibili”, ha scritto l’ex ministro su Twitter.
L’altro fronte, quello con il M5s, è per certi versi ancora più ‘caldo’. La sindaca non ne vuole sapere di fare passi indietro. Nel faccia a faccia di qualche giorno fa, Letta e Conte hanno parlato sì di amministrative ma senza entrare nel merito delle singole città. “Tutti i dossier locali sono aperti”, hanno fatto sapere nelle ultime ore dal Nazareno, lasciando intendere di decisioni a breve.
Sia Letta che Conte hanno detto di considerare “prioritario” il rapporto reciproco, ma difficilmente una intesa tra Pd e M5s potrà nascere con buoni auspici senza un accordo sul Campidoglio. Resta, quindi, la promessa delle primarie: “Penso che le faremo”, ha detto Letta in Tv. Resta da capire, però, sia quando che con quali modalità. Ovviamente l’occhio è all’andamento della pandemia e alla campagna vaccinale.
Se tutto dovesse andare bene tra la tarda primavera e l’inizio dell’estate, a giugno magari, potrebbero anche essere montati i gazebo. Altrimenti, anche se il voto è slittato in autunno, i tempi comincerebbero a diventare stretti. Da tempo il Pd è al lavoro su una piattaforma per il voto online, oggetto di diverse riunioni del Nazareno già con la segreteria Zingaretti, quando ai segretari locali venne annunciata la possibilità dei ‘gazebo da remoto’. Ancora, però, lo strumento non è operativo.
In questo quadro i candidati in ‘stand by’ non mancano. Di Roberto Gualtieri si è molto parlato, specie dopo lo stop imposto da Letta all’indomani del suo arrivo alla segreteria dem. Lo stesso segretario del Pd, però, ha poi parlato dell’ex ministro come di uno dei nomi in campo. Ci sarebbero poi Monica Cirinnà, Tobia Zevi e Giovanni Caudo. Mentre il coordinatore di Demos Paolo Ciani da tempo ha lanciato la sua candidatura, con un suo programma e le sue proposte per Roma, pronto a confrontarsi alle primarie.