Città in parte ad alta vocazione turistica, Roma fonda la sua economia principalmente sulle attività commerciali e di ristorazione. Piccole e medie imprese, che si rinnovano in continuazione, generando un andamento altalenante, che caratterizza l’indotto economico di una città, enormemente esposta ai loschi traffici criminali.
Evasione fiscale a parte, spesso le piaghe che maggiormente affiggono la liquidità di commercianti ed imprenditori, sono rappresentati dal riciclaggio e dall’usura. Basta pensare alle migliaia di esercizi, tra bar, ristoranti, ed hotel, fortemente legati alle presenze turistiche che, come un effetto domino, subiscono i repentini riflessi dettati anche dall’economia nazionale.
Dunque, in un contesto così ampio ed articolato, l’avvento del Covid (e delle conseguenti misure), hanno di fatto sparigliato le differenti opportunità economiche dei commercianti, dando vita ad una crisi di liquidità omogenea, e capillarmente distribuita sull’intero tessuto urbano. Una crisi che ha favorito – e moltiplicato – l’azione criminale, che ha avuto così vita facile, ad infiltrarsi attraverso l’usura ed il riciclaggio, spesso servendosi di prestanome, o ricorrendo a società fittizie. Così, nel 2020, Roma si è trasformata nella Capitale italiana delle operazioni finanziarie sospette.
Come rivela il report stilato dall’Ufficio Unità Finanziaria della Banca d’Italia, solo lo scorso anno, sono state segnalate ben 12.669 transazioni poco chiare. Un fenomeno preoccupante esteso all’intera regione dove, ciascuna provincia, ha segnato un aumento esponenziale delle operazioni finanziarie sospette che, complessivamente, rappresentano 10 dei 96 miliardi di euro calcolati sull’intero territorio nazionale.
Dal canto loro lo Stato e le forze dell’ordine fanno quel che possono ma, come abbiamo visto, si tratta di numeri impressionanti, e quindi difficile da gestire. Il presidente dell’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio, Giampiero Cioffredi, denuncia “il gigantesco reinvestimento delle mafie nel sistema produttivo romano e laziale, anche grazie al prezioso apporto dei colletti bianchi”. Indicando quindi le vulnerabilità rappresentate da attività di settori, come quello immobiliare, edile, delle pulizie, tessile, turistico, della ristorazione, e dei trasporti, Cioffredi conclude avvertendo che “è ancora troppo fragile la inconsapevolezza della pericolosità delle mafie nella nostra economia, da parte delle classi di dirigenti”.
Forse bisognerebbe appurare se, questa ‘fragile incosapevolezza’, sia realmente tale…
Max