per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, nei suoi confronti e di altri dodici soggetti, dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, in persona del Procuratore Capo dr. Federico CAFIERO DE RAHO e del Sostituto Procuratore d.ssa Alessandra CERRETI, nell’ambito della nota operazione di polizia, convenzionalmente denominata Puerto Liberado, condotta dal G.O.A della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, provvedimento da ultimo tramutato (in data 12 agosto 2014) in ordinanza di custodia cautelare in carcere n. 3023/2011 RGNR DDA – 1867/2012 RGGIP DDA e 73/2014 ROCC, emessa dal GIP presso il Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di 18 narcotrafficanti. Il latitante riconosciuto e fermato dagli investigatori della Polizia di Stato in Via Appia del quartiere San Giovanni in Roma, non opponeva alcuna resistenza. Al CRISAFI, considerato l’emissario dell’organizzazione criminale in Germania ed Olanda, è contestato il delitto di associazione per delinquere finalizzata al traffico di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, importate in Italia dall’estero, attraverso i porti di Rotterdam, Napoli, Salerno, Genova e Gioia Tauro (RC), nonché numerosi altri delitti scopo legati al traffico di cocaina. Nello specifico, il CRISAFI è ritenuto responsabile, in concorso con altri trafficanti, di aver acquistato ed importato in Italia: attraverso il porto di Gioia Tauro un ingente quantitativo di cocaina in data antecedente al 22.05.2013; attraverso il porto di Rotterdam, un ingente quantitativo di cocaina pari a 75 o 100 kg giunto su una nave MSC, con rotta Callao (Perù)-Rotterdam, da trasportare in Italia a bordo di un camion, in data antecedente al 23.06.2013; in qualità di intermediario, 469 kg di cocaina trasportati dal Sud America attraverso un veliero. Fatto commesso in Sud America e Gioia Tauro nei mesi di giugno, luglio ed agosto 2013; nell’ambito della suddetta operazione di polizia, come si ricorderà, in data 24 luglio 2014, erano stati eseguititredici provvedimenti di fermo di indiziato di delitto, emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nei confronti di altrettanti soggetti appartenenti ad una pericolosa organizzazione criminale dedita al traffico internazionale di cocaina, giunta dal Sud America in Italia attraverso le strutture logistiche dello scalo marittimo di Gioia Tauro (RC), grazie alla complicità di alcuni dipendenti portuali. Nel corso delle indagini, dal 2011 ad oggi, erano state complessivamente sequestrate oltre quattro tonnellate di cocaina purissima, che sul mercato avrebbe fruttato alle cosche della ’ndrangheta introiti per un valore di circa 800 milioni di euro. Le indagini, avviate nel marzo 2011, a seguito del sequestro di una partita di cocaina occultata all’interno di un container giunto presso lo scalo gioiese, consentivano di individuare l’esistenza di una vera e propria organizzazione criminale, radicata nel territorio della Piana, che avvalendosi della fattiva collaborazione di personale infedele della società di gestione della banchina merci del porto calabrese, provvedeva a far fuoriuscire i carichi di stupefacente in arrivo dai maggiori porti del Sud America. Il primo formidabile riscontro veniva acquisito nell’ottobre 2011, allorquando, all’ingresso del porto di Gioia Tauro, veniva arrestato TRIMARCHI Vincenzo alias il “Merlo”, dirigente quadro della Società di gestione della banchina merci del porto di Gioia Tauro, mentre tentava di allontanarsi trasportando a bordo di un furgone sedici borsoni contenenti 560 kg circa di cocaina purissima. L’arresto nel TRIMARCHI permetteva di ricondurre il sequestro dell’ingente carico di stupefacente al sodalizio criminale oggetto di indagini e confermava l’ipotesi dell’estesa ramificazione delle organizzazioni criminali calabresi nel porto di Gioia Tauro. Le indagini permettevano altresì di accertare che l’organizzazione criminale era capeggiata da BRANDIMARTE Giuseppe[1], ex dipendente della Società di gestione della banchina merci del porto, il quale, esperto delle dinamiche operative all’interno dello scalo, poteva contare sull’assoluta ed incondizionata collaborazione di dipendenti infedeli. Membro di spicco dell’organizzazione era, altresì, il fratello BRANDIMARTE Alfonso, anch’egli ex dipendente della Società portuale, il quale ha assunto le redini della gestione del gruppo criminale a seguito dell’arresto del fratello Giuseppe per i fatti inerenti la faida BRANDIMARTE – PRIOLO, vicenda per la quale lo stesso BRANDIMARTE Giuseppe veniva ferito gravemente in un agguato a Gioia Tauro. Nonostante gli ulteriori ingenti sequestri di cocaina (circa 622 kg e 100 kg) effettuati rispettivamente nel giugno e nel mese di ottobre 2012, riconducibili allo stesso sodalizio criminale, le indagini consentivano di appurare la capacità della predetta organizzazione di cambiare improvvisamente le proprie metodologie garantendosi l’efficienza operativa e la fiducia delle cosche della ’ndrangheta calabrese. Dalle indagini emergeva, inoltre, come il compenso per l’organizzazione fosse pagato con una parte del carico importato, corrispondente ad un quantitativo variabile in relazione al peso specifico criminale della cosca importatrice, tra il 10 ed il 30% del totale del carico. Inoltre, veniva appurato come, in taluni casi, considerata la redditività del business degli stupefacenti, l’organizzazione avesse investito direttamente nell’importazione della cocaina, inviando i propri membri a contrattare con i narcos sudamericani. Dopo le formalità di rito, CRISAFI Vincenzo è stato associato presso la casa circondariale di Roma a disposizione dell’A.G. procedente.