Rohani e Trump, ruggini e scontri

    Ore bollenti per quanto riguarda i rapporti tesi e le possibili evoluzioni tra gli Stati Uniti di Trump e l’Iran di Rohani. Tra dichiarazioni, minacce e provocazioni, non si respira una bell’aria, anzi, tutt’altro. Gli Stati Uniti si sono messi “contro 82 milioni di iraniani, non contro il governo” dell’Iran e “quello che gli Usa stanno facendo oggi non è solo una guerra (economica), non sono solo sanzioni, ma crimini contro l’umanità perché stanno bloccando i nostri acquisti di medicinali e generi alimentari e stanno impedendo ai malati di spostarsi all’estero” per quanto concerne il supporto medico e clinico: con queste parole ha scagliato il duro attacco al potere americano il presidente iraniano, Hassan Rohani, parlando dalla provincia dell’Azerbaijan Occidentale.

    Rohani e Trump, ruggini e scontri. Iran e USA sempre più ai ferri corti

    Rohani ha dichiarato che “gli americani avrebbero potuto prevedere deroghe alle sanzioni per i medicinali e i generi alimentari”. Insomma, sono ruggini ben solide quelle che si intersecano tra le autorità di governo iraniano e quelle a stelle e strisce. Il presidente dell’iran, inoltre, ha corroborato la propria ruvidezza espressiva bollando gli Stati Uniti come “la più grande potenza arrogante” al mondo descrivendo al contrario l’Iran come il “simbolo della fede, della dignità e dell’indipendenza”. Rohani non si è limitato a questo, ha accentuato il tiro delle proprie intenzioni. “L’inaugurazione di grandi progetti in un periodo in cui gli Stati Uniti fanno del loro meglio contro di noi dimostra la forza del nostro popolo”. Questo perchè, secondo quanto emerge, il presidente iraniano è in Azerbaijan Occidentale proprio per la inaugurazione di 27 progetti infrastrutturali. Ma al di là di questa specifica, è il clima di tensione in generale a indurre a temere molti analisti un ulteriore imminente inasprimento. A queste provocazioni, infatti, è facile immaginare una controreplica di Donald Trump.