(Adnkronos) – L’ascolto interiore, attraverso l’arte, e la spiritualità per resistere alla “deriva della società” permeata di superficialità e materialismo. E’ il fulcro del saggio ‘Astrazione come Resistenza’ dell’artista, scrittore e performer Roberto Floreani (De Piante Editore, 2021), considerato oggi il più maturo e convincente astrattista in Italia. “Il saggio attraversa la storia dell’Astrazione, fin dalle sue origini (1912) – spiega l’autore all’Adnkronos – caratterizzata da un intimo rapporto con la spiritualità, interrogandosi quindi sulla dimensione interiore dell’uomo e su come questa possa essere fondativa nella vita di ognuno di noi. Caratteristiche che oggi appaiono desuete, rispetto ad una superficialità diffusa, alla prevalenza del prezzo sul valore, allo strapotere del materialismo”.
“Ribadire l’attualità dell’ascolto interiore, nel mio caso attraverso l’arte, diviene automaticamente una denuncia, una forma di resistenza a questa deriva della società” dice Floreani. Ma nel saggio vengono affrontati molti argomenti: la riscoperta di artiste dimenticate, la spiritualità declinata nella Teosofia e nell’Antroposofia, fino alle influenze della finanza e delle criptovalute. Un saggio di grande attualità, quindi? “Viviamo tempi complessi – evidenzia – affrontare l’argomento dell’arte oggi vuol dire confrontarsi anche con tutti questi ambiti”.
Resistere, quindi… e a cosa si potrebbe cedere? “Rivendicare una resistenza non significa automaticamente sfuggire al flusso corrente che spinge nella direzione contraria – risponde l’artista – Si tratta di una lotta quotidiana anche tra la comodità del politicamente corretto, troppo spesso velato d’ipocrisia, e l’estrema scomodità dell’essere considerati ‘inattuali’ e quindi squalificati dalla comunicazione. In realtà, quella dell’Inattuale è una delle figure centrali dell’ultimo secolo: rivendicata da Nietzsche, Jünger, Camus, Baudrillard e molti altri”.
“E’ il coraggio di affermare la propria opinione originale che può cambiare le cose – rimarca Floreani – non il consenso privo di verità”.
Qual è il ruolo dell’Arte e dell’artista oggi, tempo dell’apparire e non dell’essere, di materialismo, di esibizionismo social, in un’era digitale e quindi multimediale, dominata dalla velocità dell’informazione? “L’artista ‘resistente’ che invoca l’onestà intellettuale, il coraggio delle proprie opinioni, la ricerca di una dimensione interiore, svolge di per sé un ruolo sociale – sottolinea – e la sua contemporaneità si rivela anche nell’attitudine ai tempi correnti: social, veloci, multimediali. Una cosa quindi non esclude affatto l’altra. Semmai è il modo di porsi nei confronti di entrambe”.
Cosa significa essere artista oggi per Roberto Floreani, quali difficoltà in questa scelta? “Dal 1980, anno della laurea, non ho fatto altro – racconta all’Adnkronos – accettando le grandi difficoltà di un settore del tutto improvvisato, privo di riferimenti attendibili, con un mercato, quello italiano, di fatto ridottissimo. Un passo alla volta, fatto spesso di rinunce, sempre rivolto al convincimento nella propria ricerca. Non sentendomi di consigliare nessuna delle mie figlie a seguire le orme del padre, non mollando mai, come nello sport e nella vita in generale, del resto”.
“Quella dell’artista, comunque, non è mai stata una figura caratterizzata da una vita agevole – rileva – Va detto che le Avanguardie storiche d’inizi Novecento hanno rivendicato un’attenzione diversa all’artista, che si è emancipato da una situazione generale di precarietà e spesso di reale insussistenza. Nel contemporaneo vi sono numerosi esempi di artisti divenuti degli autentici sovrani economici e della comunicazione. Nella quasi totalità dei casi resta una scelta complessa anche oggi, difficilmente praticabile e realizzabile senza altri sostegni economici, caratterizzata da grandi contrasti interiori provocati anche da un diffuso, spesso frustrante, tasso d’incomprensione”.
“Anche se non si direbbe dalle statistiche, una dote indispensabile dell’artista credo sia la solidità psichica – osserva poi – Infatti molti artisti cedono allo sconforto e spesso soccombono”.
C’è chi vede gli artisti in una sorta di torre d’avorio, come un’élite distante dai reali bisogni della società. “Può essere vero, ma solo in parte – replica l’autore di ‘Astrazione come Resistenza’ – La necessità di ‘fare tribù’, in modo spesso elitario, riguarda artisti che cavalcano l’attualità occhieggiando al dorato mondo della moda, principale investitore in questo settore. Mi sento di appartenere ad una storia diversa, come gran parte degli astrattisti dell’ultimo secolo, che ha come precedenti i futuristi, gli astrattisti degli anni 30, 50, 70, figure come Umberto Boccioni, di cui ho scritto una biografia dal versante dell’artista, dove diviene dominante una totale identificazione con la propria ricerca. L’autentica Arte-Vita, quindi”.
Parliamo dei giovani, bombardati da continue sollecitazioni social e falsi miti: come avvicinarli all’arte? “Semplicemente dedicandocisi – risponde Floreani – Collaboro con numerose università e partecipo con una certa frequenza a convegni e conferenze. Se le iniziative vengono realizzate nei luoghi deputati alla cultura – perché di questo di tratta – e non all’intrattenimento, se l’impegno del relatore è quello di trasmettere intensità, messaggi autentici e non vuoti e stereotipati, il giovane resta il soggetto più ricettivo. Possono indubbiamente esserci ampi margini di distrazione come l’assillo dei social, comunque preferibile a quello della fame, ad esempio, ma una verità che alla fine ci si dovrebbe dire è che il coinvolgimento in questo genere di pensiero ha sempre riguardato una piccola minoranza. La riflessione, la profondità di massa, l’avanguardia di consenso non esistono, non sono mai esistite”.