Roberto D’Agostino: “Vi racconto Roma dal Tevere, perché ormai è l’unica strada senza buche”

(Adnkronos) – La scelta è stata quella di “girare di notte per raccontare Roma, come se il Tevere fosse il Mecong, in mezzo all’Apocalisse. Detto fra noi ormai l’unica via percorribile senza buche e senza monnezza è il Tevere, quindi era l’unico modo per proseguire senza interruzioni”. E’ l’inconfondibile ‘dago-graffio’ con cui Roberto D’Agostino racconta all’Adnkronos la sua nuova avventura cinematografica, quella del film documentario ‘Roma, santa e dannata’. Un viaggio notturno nella Capitale, in cui il padre di ‘Dagospia’, il sito dove appaiono i retroscena più scottanti del Paese, racconta all’amico Marco Giusti sotto la regia di Daniele Ciprì “la follia di questa città”. Di notte, of course. Perché “il più bel regalo che ci fa il giorno è la notte -spiega D’Agostino- Le ore diurne sono dedicare al lavoro e ai guai, poi quando calano le tenebre comincia un’altra vita. Il racconto, i segreti, i misteri, i fattacci, le battutacce. E’ la notte che racconta il meglio di questa città”.  

Un argomento complesso. “Raccontare Roma è una follia -dice Dago- Ho fatto un calcolo di presunzione quando con Marco Giusti ho pensato di fare un documentario su questa città. A parole è una cosa, nei fatti ci siamo trovati con tremila argomenti e storie, che avevano bisogno di approfondimento”. Ma le storie le ha trovate, e sono potenti e intense. C’è Carlo Verdone che racconta di quando andò a prendere Monica Guerritore con Christian De Sica ma lei scappò con Delon, Ceccherini che rivela di come lo sfavillìo della Capitale gli fece perdere la testa e sé stesso (“Un Pinocchio che arriva nel Paese dei balocchi”), e poi Luxuria, Vera Gemma, e perfino il Papa, Giovanni Paolo II. “Questo Papa che aveva voglia di una serata normale, e al secondo giorno del suo pontificato esce e va a farsi una pizza a Trastevere, e al suo ritorno non viene riconosciuto dalle guardie e non lo fanno rientrare”.  

Cose che solo a Roma perché “Roma è un grande teatro, affascinante, sensuale, ma che inghiotte chiunque. Il tema è: perché Dio si è inventato una città col diavolo accanto? E’ la città di Dio, ma anche di gente che fa tremare i polsi”, osserva il giornalista. Che nel docufilm, che passerà alla Festa del Cinema di Roma il prossimo 27 ottobre nella categoria ‘Special Screenings’, racconta anche “la prima volta che una pornostar entra in Parlamento (Cicciolina, ndr), che un capo del governo ha una relazione con una pornostar (Moana Pozzi, ndr), i racconti sul Sessantotto a Roma con i Dream Theatre”. Il tutto in un fil rouge in cui scorrono gli anni Settanta, Ottanta.  

Roma è la città dove chi arriva diventa improvvisamente ‘romano’: “La cosa buffa è che un genovese, un torinese, un bolognese vanno a Milano e restano bolognesi, torinesi, ma quando vengono qui diventano romani. Totti di qua, Totti di là. E’ incredibile. Te le ritrovi al bar e diventano romani. A parlare della Roma e della Lazio: mi domando perché o scappano o diventano romani?”, dice D’Agostino all’Adnkronos. Perché c’è anche chi scappa, eccome. “I potenti sono tutti fuggiti da Roma, Agnelli, De Benedetti. Toccata e fuga. Anzi, toccata e f*ga”, ironizza D’Agostino. Molti di quelli che ci hanno messo piede “hanno dovuto ammettere, a partire da Goethe, di aver avuto dei problemi nel rapporto con questa città. Fatta di rovine, di ruderi, quando la vivi sembra così sociale, poi ci si accorge che è un’altro”.  

Il romano d’altronde è anche un po’ permaloso, alcuni personaggi non glieli puoi toccare. “Qualche problema l’ho avuto quando ho toccato l’ottavo re di Roma cioè Francesco Totti. Quando al’inizio ho lanciato che la favola tra lui e Ilary era finita, i censori della Lupa si sono inalberati”, ricorda all’Adnkronos il creatore di ‘Dagospia’, nel cui sito passano tutti, personaggi sconosciuti e bizzarri, alti prelati, esponenti del governo. Perché “a Roma non esiste la solidarietà, esiste la complicità. Siamo complici, quello sì. Nei salotti si crea una rete ed è quella che ti protegge”. E se sul traffico i problemi ce li hanno tutte le capitali europee (“Se vai a Parigi e scendi all’aeroporto di De Gaulle ci metti un’ora, idem Londra, tutte le grandi città hanno questi problemi”), sulla ‘monnezza’ è un altro discorso, e la responsabilità è anche dei cittadini. “La monnezza la buttiamo noi -sottolinea D’Agostino- Il senso civico di noi romani è buttato dalla finestra. La monnezza non arriva dal cielo. Dunque bisognerebbe guardarsi allo specchio e chiedersi ‘ma tu cosa fai per tenere questa città pulita?'”. Ma la forza della Capitale è che qui “non si confonde la cronaca con la Storia. Abbiamo visto passare di tutto, abbiamo spernacchiato tutti, poi loro sono andati via e noi siamo ancora qui”, dice il giornalista. 

Che di personaggi ne ha visto passare tanti, e di tanti ha scritto su ‘Dagospia’, a partire dai vari governi che si sono succeduti. Draghi, Conte, Salvini, Meloni. “La situazione ora è molto preoccupante -dice a questo proposito D’Agostino- Questo governo si è salvato ed ha avuto la grande botta di culo di salvarsi perché c’è una guerra in Medio Oriente. Se non ci fosse stato questo maledetto conflitto, le agenzie di rating ci avrebbero massacrato. Massacrato le nostre vite, le nostre famiglie, i nostri risparmi. Non è che uno gode se la Meloni inciampa, perché il danno poi ce lo prendiamo noi”. 

Il vero guaio di questo Paese “è che il consenso è il miglior partito, ma questa è diventata un’eresia -spiega Dago- Nessuno ha più la capacità di comprendere cosa sia la cosa pubblica, cosa sia il potere. Vanno solo avanti tutti con i sondaggi a favore, a sfavore, dimenticando l’obiettivo che è il governo un Paese. Non ce la fanno, né i governi tecnici né quelli politici. Occorre qualcos’altro. La mia speranza, a livello politico, è che arrivi la troika, che rimetta a posto tutto e ci faccia ritornare un Paese normale”. 

(di Ilaria Floris)