Alla vigilia del week-end che porta al ponte dell’immacolata col quale, tradizionalmente, si apre il rush finale per lo shopping di natale e i festeggiamenti, la realtà racconta come il settore della ristorazione e degli alberghi sia letteralmente in ginocchio.
Ristoranti, bar, hotel in crisi, cosa non si può fare a Natale e Capodanno
Riaprire i ristoranti a cena: è uno dei reclami di una categoria che prevede perdite per 500 milioni nel nuovo anno: non bastano le aperture a pranzo a Natale, per un sostegno maggiore si chiede il posticipo delle chiusure alle 22. Bar, pizzerie, gelaterie, hotel: tutti allo stremo, cercando allora vie alternative, come il delivery per i cenoni della natività e a Capodanno: 6300 locali della Capitale, ad esempio, si attrezzano per consegne a domicilio, tra menù classici da asporto che non arginerà una perdita stimata, per le sole giornate di festa, pari a 150 milioni per i ristoranti e 50 per i bar. In crisi anche gli alberghi, con limitazioni e la chiusura della ristorazione negli hotel per la serata di Capodanno: per i clienti solo servizio in camera. Nel mentre, un coprifuoco dalle 22 al mattino, a chiudere un 2020 decisamente da dimenticare.