Una rete generalista, una per l’innovazione, la sperimentazione ed i nuovi linguaggi, ed una terza a carattere culturale, e senza spot pubblicitari. Questi gli obbiettivi della riforma della Rai che il premier Renzi ha intenzione di attuare. Si cercherà di costruire una governance della Rai che metta al centro non più la politica, ma l’informazione. L’azienda di Viale Mazzini dipenderà dagli uomini che si sceglieranno. Renzi ha le idee chiare: in consiglio dei ministri avvierà una discussione il cui primo punto sarà l’introduzione di un manager, che prenda il posto dell’attuale figura di Direttore generale, per rendere più facilmente gestibile il lavoro di organizzazione. Si dovrà, inoltre decidere se adottare un modello spa, con cinque membri operanti, oppure un sistema duale con un consiglio di sorveglianza e uno di gestione. Questo secondo sistema, comporterà l’elezione di dieci membri, alcuni direttamente dal Parlamento, altri organismi come l’Anci ( Associazione Nazionale Comuni Italiani ). Si ipotizza, inoltre, che il presidente del consiglio proverà a lasciare la riforma al dibattito parlamentare, per intervenire solo successivamente con un decreto che considera al pari del jobs act. Obbiettivi interni per la nuova azienda saranno la creazione di un capo azienda con ampi poteri, e l’inserimento dei lavoratori nei consigli di amministrazione. Al contempo la Rai vuole ’’gareggiare con i grandi network a livello mondiale’’, facendo espatriare le proprie fiction per raccontare l’Italia di ieri e di oggi. ’’Mamma Rai’’ cambierà nella forma e nei contenuti, verso una riqualificazione dei proprio canali.