“La ricetta rimane in farmacia: la Camera salvaguarda il servizio farmaceutico”, alla Camera non è passato l’emendamento di Sel al ddl concorrenza, sulla possibilità di vendere nelle parafarmacie e bei centri di grande distribuzione i farmaci di fascia C con obbligo di ricetta. “La Camera ha riconosciuto il valore sociale e sanitario della farmacia e la necessità di far prevalere la tutela della salute dei cittadini, salvaguardandone la capillarità e proseguendo il percorso verso un più organico inserimento della farmacia nel sistema sanitario nazionale – dichiarano da Federfarma – L’Italia quindi rimane allineata agli altri Paesi europei, in nessuno dei quali il farmaco con ricetta è venduto fuori farmacia”. Ovviamente di tutt’altro avviso Conad, che ha contestato: “Il ’no’ alla liberalizzazione dei farmaci di fascia C è un decisione presa contro i cittadini. Se la liberalizzazione del mercato farmaceutico avesse interessato anche la vendita di farmaci di fascia C, medicinali su ricetta, ma a totale carico di chi li acquista, per una spesa annua di 4,3 miliardi di euro”. Secondo i calcoli raccolti dalla Conad “i cittadini avrebbero risparmiato dai 500 agli 800 milioni di euro all’anno, in un comparto che su base Italia pesa il 30% in più rispetto ai farmaci di automedicazione già liberalizzati. In un periodo in cui i bilanci delle famiglie stanno ancora subendo gli effetti della pesante congiuntura economica sarebbe stata un’importante boccata di ossigeno. Invece, ancora una volta – proseguono da Conad – si è preferito tutelare le lobby che, forti di posizioni acquisite quanto irrinunciabili, hanno interessi che non sono certi quelli dello sviluppo e della crescita del Paese”. La Camera, sempre in tema di concorrenza, ha invece approvato con 434 voti favorevoli e 4 contrari, il ’Parity rate’: “L’emendamento introduce una regola valida per tutti gli operatori sul mercato, in modo analogo a quanto avvenuto in Francia con la cosiddetta legge Macron – commenta il ministro Franceschini – Ora che Francia e Italia hanno scelto la strada del divieto della clausola del parity rate, anche i colossi globali dell’offerta alberghiera online non potranno che tenere conto della scelta di due paesi che insieme rappresentano il più grande mercato mondiale del turismo. Grazie al Parlamento per questa scelta unanime coraggiosa che il settore alberghiero italiano attendeva da tempo”.
T.