La commissione Affari costituzionali del Senato ha bocciato un emendamento alle riforme, presentato da Vannino Chiti, Mario Mauro e altri 35 senatori, che riattribuiva al futuro Senato molte competenze legislative, in modo da ripristinare quasi l’attuale bicameralismo. M5S ha chiesto in Commissione Affari Costituzionali del Senato che fosse sospeso l’esame del dl sulle riforme costituzionali, fin tanto che non verrà sciolto il nodo sull’elettività del Senato. La commissione ha però votato e bocciato la richiesta. Giovanni Endrizzi, capogruppo M5S in Commissione, ha riferito ai giornalisti che solleverà la questione con il presidente del Senato, Pietro Grasso. Governo spinge riforme, il 9 in Aula. Torna l’immunità parlamentare per i senatori. Più forte delle polemiche, una larga maggioranza con dentro FI e Lega reintroduce le garanzie che il ddl del governo aveva in un primo momento cancellato. Il ministro Maria Elena Boschi, “alla luce del dibattito in commissione”, dà parere favorevole. E il M5S sale sulle barricate: “Un voto da brividi”. Ma in serata riceve da Matteo Renzi una lettera che indica 10 punti e 4 “limiti invalicabili” su cui provare a costruire il dialogo su riforme e legge elettorale. Nella risposta serale i 5 stelle dicono sì al premier chiedendo però una idea chiara del sistema paese e invocando la riforma della legge elettorale. Tra gli argomenti di discussione spunta a sorpresa proprio quello dell’immunità, con la proposta di trovare una soluzione che non dia “impunità”, spiega il capo del governo. Ma se il fronte del dialogo è ancora aperto, con i grillini così come con Forza Italia, attesa giovedì a una risposta sul nodo spinoso del Senato elettivo, il governo prova a serrare i tempi. E la maggioranza nella conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama fissa al 9 o al massimo al 10 luglio l’approdo in Aula del ddl costituzionale che riforma il Senato e il titolo V. Resta dunque il ritardo rispetto alla data inizialmente prevista del 3 luglio, ma la decisione di far passare il testo anche davanti al ddl sul lavoro dà un margine ampio per approvare la legge al Senato prima della fine del mese. E avviare finalmente in commissione, come chiede a gran voce FI, la seconda lettura della legge elettorale. Anche se è altamente improbabile, visto anche l’affollamento di decreti in scadenza, che il via libera definitivo in Aula all’Italicum arrivi prima della pausa estiva. Proprio a partire dalla legge elettorale prosegue il dialogo tra Pd e M5S. Renzi firma con Serracchiani, Moretti e Speranza una lettera ai grillini in cui mette nero su bianco i “quattro limiti invalicabili” alla proposta del 5 Stelle Toninelli: la mancanza di “certezza di avere un vincitore”, “l’inciucio” creato “ex post” dalle alleanze dopo il voto, i collegi troppo grandi e la “complicata preferenza negativa”. Seguono dieci punti su cui possibile avviare la riflessione, su riforme costituzionali e sistema di voto. Senza “l’arroganza di fare da soli” da parte del Pd, “ma anche senza alibi e paura”. Il governo ha più volte rassicurato sull’intenzione di tener fede al patto del Nazareno, ma al dialogo tra Pd e M5S continua a guardare con qualche apprensione FI. Che preme soprattutto per incassare l’Italicum, così come uscito dall’accordo tra Renzi e Berlusconi, in tempi brevi, possibilmente “prima dell’estate”. Quanto alle riforme, il partito di Silvio Berlusconi si riunirà giovedì per decidere la linea sul nodo più spinoso, il metodo di elezione dei senatori. L’incontro è molto atteso perché se il Cav posizionerà gli ’azzurri’ sul sì all’elezione indiretta, come si attende il governo, perderà forza anche la fronda trasversale ai partiti della maggioranza (oggi si aggiunge il senatore di Ncd Antonio Azzollini) e dell’opposizione (da Minzolini ai 5 Stelle), per l’elettività diretta dei senatori. Solo dopo giovedì, probabilmente all’inizio della prossima settimana, il tema della composizione ed elezione del Senato sarà votato in commissione. Ma intanto proseguono le votazioni sugli altri punti. In giornata passano un emendamento che prevede l’incompatibilità tra la carica di assessore regionale e quella di senatore, una norma che garantisce i diritti delle minoranze e un’altra che stabilisce il dovere dei parlamentari di partecipare ai lavori. Ma soprattutto passa l’emendamento dei relatori che reintroduce l’immunità per i senatori, così come prevista dalla Costituzione anche per i deputati. La proposta di modifica aveva sollevato numerose polemiche e un’iniziale presa di distanza di Boschi. Ma in commissione viene approvata con il solo voto contrario di Sel, M5S ed ex grillini. “L’immunita’ esiste a protezione della libertà di esercizio della funzione parlamentare”, sottolinea Finocchiaro. Averla reintrodotta senza neanche sapere come saranno eletti i senatori “è uno sfregio al dialogo per i cittadini”, replica il M5S. Ma in serata lo scambio tra Renzi e Grillo ha un nuovo impulso riaprendo così la possibilità del dialogo.