Grandissima novità per quanto riguarda il mondo dell’ambiente: nella giornata di ieri, infatti, è arrivata la notizia che alcuni ricercatori dell’Universitá dell’Illinois hanno portato a termine uno studio iniziato più di un anno fa. La novità è lo sviluppo di diversi dispositivi in grado di dissolversi fino a diventare delle molecole elementari, anche a comando e a distanza (un esempio utilizzando dei segnali radio come stimolo). In quest’ottica i materiali potrebbero così essere riciclati molto più agevolmente e velocemente. Una volta arrivati al loro esaurimento funzionante, questi dispositivi utilizzeranno diversi stimoli per avviare la propria autodistruzione: attraverso il calore, la luce ultravioletta e altri meccanismi non ancora resi noti. Come detto in precedenza, la disintegrazione potrà essere innescata anche a distanza tramite un ricevitore di radiofrequenza e una bobina di riscaldamento ad induzione. Una seconda novità è la realizzazione di un altro dispositivo in grado di dissolversi perfino in acqua, con notevoli passi avanti, quindi, per il settore della biomedicina. La ricerca è stata portata avanti dall’ingegnere aerospaziale Scott R. White, che grazie al proprio lavoro ha segnato un passo decisivo verso la riduzione di inquinamento elettronico unito ad una produzione più sostenibile. Infatti, l’”e-waste”, ovvero il problema dei rifiuti elettronici, non sorge oggi ma è presente da diverso tempo in quanto causa di un ambiente molto inquinato per i rifiuti tossici, da sempre mal gestiti dalle istituzioni. Con questa nuova formula del professore White, ci sarà una notevole riduzione di percentuale del problema. Fino ad oggi l’industria elettronica ha generato più di 40 milioni di tonnellate, e secondo alcuni studi solo il 30% di essi è stato smaltito in modo corretto. Occorre cambiare al più presto per un mondo più pulito e vivibile, e il primo passo verso ciò è rappresentato proprio da questi nuovi dispositivi.