Il Tribunale del Riesame di Milano, accogliendo la richiesta del pm di Milano Marcello Musso, ha respinto l’istanza di concessione degli arresti domiciliari per Martina Levato, la studentessa imputata per le aggressioni con l’acido. L’istanza, scrivono i giudici, va respinta in quanto esistono “esigenze cautelari di natura eccezionale”. La giovane, incinta al nono mese – e condannata a 14 anni di carcere con l’amante Alexander Boettcher per aver sfregiato con l’acido lo studente Pietro Barbini, con cui aveva avuto una relazione, e in attesa di processo per altre aggressioni – sarà trasferita dopo il parto all’Icam, l’Istituto a custodia attenuta per detenute madri. La decisione è stata presa lunedì dal presidente dei gip di Milano Claudio Castelli che ha accolto un’istanza motivata del pm Marcello Musso. Il pm Musso, infatti, ha ricevuto una relazione della direzione del carcere di San Vittore in cui si faceva rilevare che l’istituto milanese non ha una struttura idonea per accogliere la giovane madre e il bambino che rispetti le norme imposte della legge 62 del 2011 la quale “salvo casi di eccezionale gravità” vieta il carcere a detenute con figli fino ai tre anni. In assenza di una diversa decisione del Tribunale dei minori, che potrebbe decidere l’affidamento ai nonni o l’adozione del neonato presso un’altra famiglia, Martina Levatopotrebbe quindi rimanere all’Icam per tre anni.