I rider hanno svolto durante il lockdown e svolgono tuttora una “funzione fondamentale”: consegnano il cibo a domicilio e hanno permesso “a molte aziende di non chiudere”. A dirlo in conferenza stampa è il procuratore di Milano, Francesco Greco, nell’ambito dell’indagine sui fattorini contro le società di delivery. “Non è più il tempo di dire che sono schiavi – ha proseguito Greco – ma è il tempo di dire che sono cittadini”.
L’inchiesta ha coinvolto sei aziende (Uber Eats, Glovo-Foodinho, JustEat e Deliveroo), che adesso avranno l’obbligo di assumere 60mila rider come “lavoratori coordinati e continuativi”. L’indagine – coordinata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Maura Ripamonti – “si è imposta rispetto a un fenomeno sotto gli occhi di tutti. Capita a chiunque di osservare la situazione di modesta sicurezza in cui sono costretti i rider privi di abbigliamento adeguato o biciclette senza fari. La presenza di infortuni e incidenti ci ha imposto di andare a verificare quale tipo di rapporto ci fosse e su chi gravasse l’onere della sicurezza del lavoratore”.
Il lavoro ha spesso “ritmi insostenibili – ha detto Greco – e tutele francamente inaccettabili“. I datori di lavoro dovranno quindi “applicare contratti adeguati”, altrimenti verranno presi “specifici provvedimenti”. “Non c’è solo un problema di tutela – ha proseguito il procuratore – oggi non è necessario un approccio morale al tema, ma giuridico”. Alle aziende in questione sono state contestate ammende sui profili di sicurezza dei lavoratori “per oltre 733 milioni di euro”. “Se le aziende pagheranno queste ammende – ha detto Antonino Bolognani, comandante del Nucleo tutela del lavoro dei carabinieri – ciò consentirà loro l’estinzione del reato”.