(Adnkronos) – Una nuova tecnica – per la misurazione e la caratterizzazione di specifici linfociti, che infiltrano la mucosa intestinale – in grado di migliorare la capacità di diagnosi dei pazienti con celiachia potenziale, un particolare sottogruppo di pazienti i cui esami danno risultati sierologici tipici della celiachia anche se il quadro istologico intestinale è normale o solo lievemente alterato, e che possono o meno presentare sintomatologia clinica. Questo l’importante risultato raggiunto da un gruppo di ricercatori dell’università degli Studi di Napoli Federico II attraverso un progetto di ricerca finanziato dall’Associazione italiana celiachia (Aic).
Lo studio, pubblicato sul ‘Journal of Immunological Methods’ è il risultato di un progetto finanziato da Aic, è stato condotto da Antonella Marano, Riccardo Troncone, Valentina Discepolo, Mariantonia Maglio. Se validata ulteriormente in studi clinici su coorti più ampie di pazienti, tale metodologia – riferisce una nota – potrà essere impiegata per raffinare la capacità diagnostica della celiachia potenziale e, in generale, dei casi di celiachia con diagnosi difficile.
La tecnica sviluppata dai ricercatori parte dalle osservazioni di specifiche cellule nelle biopsie duodenali, pertanto non prescinde né sostituisce la biopsia come strumento diagnostico, ma potrà essere impiegata per confermare la diagnosi nei casi dubbi o difficili come quelli della celiachia potenziale. Come ulteriore valore promettente dello studio si evidenzia che i campioni raccolti per questa tipologia di analisi possono essere conservati a lungo ed essere usati e interrogati anche in futuro per altri scopi o studi o conferme sul paziente, costituendo una banca dati preziosa.
“La celiachia potenziale resta ancora molto difficile da diagnosticare e porta con sé una serie di aspetti da chiarire come la sua prevalenza, la presentazione clinica e la sua evoluzione, e soprattutto le indicazioni sul trattamento terapeutico. Per questo siamo particolarmente soddisfatti del risultato raggiunto dal gruppo di ricerca che ha condotto lo studio finanziato da Aic, i cui benefici per i pazienti celiaci appaiono già molto chiari”, dichiara Rossella Valmarana, presidente dell’Associazione italiana celiachia. “Il grande valore di questa metodologia è che si basa su tecniche già in uso in diversi centri di diagnosi, favorendone quindi una facile applicazione una volta che sarà validata in studi clinici successivi, permettendo dunque di migliorare la diagnosi di celiachia potenziale e facilitare quelle diagnosi di celiachia che ancora oggi sono particolarmente difficili”.