Dagli effetti dei problemi di udito che agiscono come acceleratore del declino cognitivo, all’impatto della pandemia di Covid-19 che ha aggravato l’isolamento psicosociale dei pazienti con demenza e disturbi uditivi. Sono alcuni dei temi discussi durante il convegno ‘Crs for a Healthier Future’, organizzato dall’11 al 14 maggio per celebrare i 50 anni di attività del Centro ricerche e studi di Amplifon (Crs Amplifon). Quattro giornate per fare il punto sugli obiettivi raggiunti dalla ricerca italiana in otorinolaringoiatria e audiologia e sulle nuove sfide per il futuro.
I protagonisti della tappa campana del simposio, mercoledì 12 maggio, hanno affrontato argomenti quali ‘Covid 19: dall’impatto sulla qualità di vita del paziente ipoacusico alle prospettive di innovazione’ e ‘Prossimità territoriale nel miglioramento della qualità di vita del paziente ipoacusico’. Fra i lavori e i progetti medico-scientifici sui disturbi uditivi presentati, una nota cita in particolare uno studio a cura di Ettore Cassandro, responsabile del Dipartimento di Otorinolaringoiatria, Audiologia e Foniatria dell’università degli Studi di Salerno, che mette in evidenza come l’ipoacusia contribuisca ad accelerare il declino cognitivo e porti a un progressivo disuso della memoria a lungo termine. Lo stesso lavoro dimostra inoltre come l’impiego quotidiano di un dispositivo acustico induca già dai primi mesi di utilizzo dei miglioramenti nelle performance cognitive, suggerendo la possibilità che nel lungo periodo la maggiore plasticità cerebrale indotta dalla stimolazione uditiva possa contrastare o quantomeno rallentare l’insorgenza di alcune forme di declino cognitivo.
In tema Covid, è stato illustrato uno studio curato da Alfredo Postiglione, ordinario di Medicina interna/Geriatria all’università degli Studi di Napoli Federico II, che ha permesso di fare il punto sull’interruzione dei servizi di assistenza sanitaria durante la pandemia e ha descritto le conseguenze dell’isolamento sociale sul benessere psicoemotivo dei pazienti affetti da demenza. Le persone con ipoacusia che non utilizzano dispositivi acustici, riporta ad esempio la nota, sono state ulteriormente penalizzate dalla situazione contingente: l’uso di soluzioni uditive, come provato da precedenti ricerche, diminuisce significativamente i livelli di depressione, oltre a facilitare la comunicazione, attualmente resa più complessa dall’impiego di dispositivi di protezione individuale e dal distanziamento sociale.
A confronto grazie all’iniziativa di Amplifon specialisti di fondamentale riferimento soprattutto per il paziente anziano, prosegue la nota. A partire dal medico di medicina generale, primo punto di contatto fra il cittadino e il sistema sanitario, passando per il geriatra esperto nell’accompagnare il paziente e indirizzarlo nel suo percorso, arrivando all’otorinolaringoiatra fondamentale per la diagnosi e la cura dell’ipoacusia, con l’indicazione, ove necessario, di ricorrere a soluzioni uditive.
La collaborazione tra questi esperti diventa cruciale nella presa in carico e nel mantenimento di un’alta qualità di vita del paziente ipoacusico, soprattutto alla luce di un trend demografico che gli over 65, attualmente pari al 9,3% della popolazione, raggiungere il 22% nel 2100. Una popolazione sempre più senior che ha vissuto maggiormente le conseguenze negative della pandemia, come ad esempio l’isolamento sociale esacerbato dal distanziamento sociale imposto dal lockdown, e le difficoltà uditive rese evidenti dall’impossibilità della labiolettura, considerata l’adozione dei dispositivi di protezione individuale.
“Le conclusioni del confronto fra gli esperti presenti hanno dimostrato ancora una volta come la comunicazione e la collaborazione fra i diversi specialisti e professionisti sanitari che ruotano attorno al percorso di cura del paziente con calo uditivo sia fondamentale per prevenire e curare in maniera efficace l’ipoacusia – afferma Fabrizio Alfieri, direttore Crs Amplifon, in merito all’appuntamento campano – Come Centro ricerche e studi Amplifon siamo quindi orgogliosi di poter offrire a medici, esperti e professionisti sanitari momenti di confronto come questo, organizzato in occasione della celebrazione dei 50 anni del Crs. La pubblicazione degli studi discussi conferma che ci sono ancora diversi aspetti che vanno approfonditi, e ci incoraggia a continuare a investire e supportare la ricerca e la divulgazione scientifica in ambito otologico e audiologico”. Altri due simposi dedicati rispettivamente ai territori di Emilia Romagna e Lombardia sono stati organizzati per il 13 e il 14 maggio.