“Le riaperture sono un rischio calcolato? Calcolato male. Mi sembra scontato che invece di vedere la flessione” della curva dei contagi “che è appena accennata, finiremo per avere il processo opposto. A meno che non si riesca a vaccinare a tamburo battente tanta gente, ma non mi pare il caso”. Il professor Massimo Galli, responsabile di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, è “in allerta e in grande preoccupazione” davanti alle notizie relative alle imminenti riaperture che scatteranno dal 26 aprile con il ripristino della zona gialla, seppur rafforzata. Il premier Mario Draghi in conferenza stampa ha parlato di ”rischio ragionato”. Galli, evidentemente, non condivide.
“Abbia pazienza, abbiamo ancora più di 500.000 casi ufficiali di infezione in atto”, dice a Otto e mezzo rispondendo a Lilli Gruber. “Questo significa averne il doppio, quelle che ci sono sfuggite sono sicuramente molte. Alla fine del lockdown dell’anno scorso ce n’erano 100.000 ufficiali, anche se non erano meno di 400-500.000. Abbiamo fatto 23,5 dosi di vaccino per 100 abitanti, abbiamo ancora una parte rilevante di 70enni, 80enni e 90enni che non sono vaccinati”, aggiunge. “La Gran Bretagna ha chiuso in maniera dura per un periodo lungo, ha circa 41 milioni di dosi somministrate, sono 60 dosi per 100 abitanti: è una situazione diversa eppure il premier Boris Johnson ha detto in modo chiaro che si riapre per motivi economici ma prevede già casi, morti e difficoltà. Il sistema delle zone a colori non ha funzionato, è evidente. Guardate cosa è successo alla Sardegna, passata in un mese dalla zona bianca al rosso profondo”, dice ancora.