I numeri di questi ultimi giorni, “indicano un miglioramento, ma i nuovi casi scendono lentamente. E questo perché in particolare in alcune aree c’è un gran numero di infetti: è il caso della Lombardia, dove insieme ad alcune aree del Veneto, del Piemonte, delle Marche e della Toscana si concentra il grosso della trasmissione. Il problema è che si iniziano a vedere troppe persone in giro. Ecco, il pericolo vero è di mollare prima del tempo. Ma le regole ci sono e vanno rispettate“.
E’ ancora abbastanza cauto, e a ragione, il direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, Gianni Rezza, intervenendo stamane alla consueta conferenza stampa indetta dall’Iss circa la situazione dei contagi nel Paese.
A tenere banco, vista ormai la durata delle restrizioni, è stata soprattutto la curiosità legata ai continui e nuovi casi di contagio: come è stato possibile? “Intanto bisogna dire che i contagi segnalati dalla Protezione civile sono avvenuti in media 10 giorni prima del tampone – ha spiegato l’esperto dell’Iss – dunque i dati giornalieri non fotografano la situazione attuale. Ce lo dice anche il fatto che la pressione sugli ospedali è diminuita. Mentre i riflessi sul numero di decessi si vedranno fra qualche tempo. Ora la trasmissione è intra-familiare, poi c’è il caso delle Rsa. Il problema è che non dobbiamo pensare che il pericolo sia passato. Si sta pensando alla riapertura, che dovrà essere graduale e progressiva, ma è importante il rispetto delle regole, che ci sono e sono chiare“.
Nel corso de suo intervento, Rezza era l’unico ad indossare una mascherina, circostanza che ha introdotto anche il tema sulla praticità di queste protezioni. “Si tratta di un tema complesso – ha quindi chiarito il direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità – le mascherine chirurgiche sono monouso” tuttavia, ha rassicurato, “è una questione che deve essere valutata“.
Anche perché, giustamente sempre accorto, Rezza – parlando dell’attesa Fase 2 – premette che “con il ritorno parziale e programmato alle attività nella Fase 2, credo che le mascherine siano da considerare nei luoghi pubblici e al chiuso, unitamente alle misure di distanziamento e al lavaggio delle mani. Poi bisognerà ragionare sul tipo di mascherina da utilizzare: non saranno certo quelle destinate ai medici (Ffp2 o Ffp3)” che, come spiegato, sono praticamente ‘usa e getta’…
Max