SALUTE

Rezza (Iss): “Si è contagiosi dal giorno prima dei primi sintomi”

E’ una vera e propria ‘overdose’ di termini, studi, numeri, consigli, statistiche e, soprattutto, chiacchiere, tante chiacchiere, quella che di cui siamo vittime da, giorni, e senza nessuna possibilità di fuga.

Chi legge qua, chi ha saputo da la, fatto è che ormai siamo tutti medici e virologi. Fortuna però che poi compaiono, ‘loro’, quali veri, seri, i quali, con pazienza si mettono a disposizione, sprecando tempo prezioso a smontare e smentire fake e cazzate.

Isolamento: il ‘nostro’ o come spiega ‘The Lancet’?

Nel caos mediatico ma, molto peggio, trash dei social, hanno rischiato di passare inosservati senti ed argomenti interessanti. Tra questi uno studio americano, per altro già citato ieri dalla presidente del Waidid, la dottoressa Susanna Esposito, che abbiamo pubblicato.

Ebbene, giorni fa la prestigiosa rivista ‘The Lancet’ ha scritto un articolo nel quale viene indicata, per l’eliminazione virale, rispetto ai ‘nostri’ 14 giorni, una ‘mediana’  di 21 giorni.

Per fare chiarezza SkyTg24 lo ha chiesto direttamente ad un esperto del calibro del direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore sanità, Giovanni Rezza, ”Le evidenze sono limitate, ma i soggetti con Covid-19 sono contagiosi dal giorno prima della comparsa dei sintomi e lo restano per tutto il periodo sintomatico – ha spiegato l’esperto virologo – E per questo c’è il periodo di isolamento di 14 giorni, anche se ci sono persone che possono trasmettere per un periodo più lungo. Ma tre settimane mi sembra un periodo molto ampio“. 

“Gli asintomatici trasmettono il virus in misura minore”

Infine Rezza, per chiarezza ha anche aggiunto che ”Poi ci sono gli asintomatici, che probabilmente trasmettono in misura minore, e questo anche perché non hanno quei sintomi, come la tosse, attraverso i quali il virus si diffonde”.

“Degli infettati gli asintomatici sono il 18/30%”

Ma quanti sono in percentuale gli asintomatici? “Ci sono studi che dimostrano che è asintomatico dal 18% al 30% dei soggetti infettati – spiega ancora Rezza – E questa è anche una buona notizia perché è gente che addirittura non si ammala o ammala lievemente. Il che farebbe abbassare quello che noi chiamiamo tasso di letalità”. 

Infine, tornando sui tamponi agli asintomatici, secondo l’esperto “Se si fanno tamponi a soggetti con sintomi più lievi o senza sintomi, la proporzione di coloro che sviluppano sintomi gravi tende a diminuire, ma non è sempre fattibile fare tantissimi tamponi. A prescindere dall’approccio, è chiaro che facendo più tamponi si abbassa anche la percentuale di casi gravi e letalità”.

Max