Report e la sentenza del Tar, Sigfrido Ranucci alla Stampa parla in merito alla vicenda che vede coinvolto il programma con il verdetto che ha imposto alla Rai di rendere pubblici gli atti dell’inchiesta giornalistica “Vassalli, valvassori e valvassini” sugli appalti pubblici in Lombardia. “Temo si sia perso il cuore del problema che questa sentenza ha generato. Ho letto l’articolo di Zagrebelsky uscito questa mattina sul vostro giornale. Lui è andato alla conseguenza della sentenza. Ma sono le motivazioni della sentenza stessa con cui si spingono a render ostensibili gli atti che sono inaccettabili”, spiega.
“Se io ricevo una mail da un funzionario di un ente locale, questa mail ha un nome e un cognome. Chiedercene conto equivale a intimidazione. Dopo la richiesta del viceministro degli Esteri albanese – spiega Ranucci in merito alla richiesta, che fa riferimento proprio alla sentenza del Tar, di Agron (Genti) Tare alla Rai e alla redazione di Report dell’informativa della Guardia di Finanza di Bari che lo riguarda – faremo ricorso un’altra volta. Una follia. E questo significa spese legali enormi. Io credo sia giusto riportare al centro il fatto che né la Rai, né Report producono atti amministrativi. Noi produciamo giornalismo che dovrebbe essere protetto. Invece oggi ci sono i presupposti per equiparare un giornalista Rai a un funzionario pubblico”.
“Mi fa l’effetto slavina. Che ha già provocato danni – afferma il giornalista – Chiunque si potrà accodare e avanzare richieste. Causando perdita di tempo, denaro. Poi qualcuno in Vigilanza si alzerà per chiedere quanto costa in spese legali Report. Giace in Parlamento la legge sulle liti temerarie. Ferma da due anni. Primo De Nicola, autore e primo firmatario della legge, parla di emergenza democratica. Questa storia è arrivata in Europa. Ricardo Gutierrez, il presidente del sindacato europeo dei giornalisti ci ha difeso. Poi arriva qualcuno di Italia Viva che ci attacca. (Renzi) ci aveva chiesto la fonte del filmato che lo ritraeva in autogrill con l’uomo dei servizi segreti Mancini. E ci disse anche che non finiva lì. Un’intimidazione andata a segno. Infatti non è finita lì. Cercheremo di resistere alla morte su questa storia a tutela della nostra libertà. Non arretreremo di un centimetro. Altrimenti il giornalismo d’inchiesta Rai è finito. Chi darà più qualcosa di delicato a un giornalista equiparato a un impiegato del catasto? Nessuno. Poi, dico, se io con le mie inchieste produco atti amministrativi, anche i contratti milionari di tanti colleghi sono atti amministrativi. Tutto pubblico allora. Io sto a posto con me stesso. Come si dice, fai quello che devi e accada ciò che può”.