“Come vivo la quarantena? Facendo “di necessità virtù” poi, facendosi più serio aggiunge “Mi ritengo un fortunato pensando alla coabitazione forzata per coloro che hanno case piccole”. Quindi, un pensiero anche per la ‘sua’ America, con “Times Square a New York completamente vuota e spaventata. Noi tutti stiamo sopportando una specie di guerra”.
Avvicinato dall’agenzia di stampa AdnKronos, Renzo Arbore, spiega perché si ritiene un fortunato: ”ho una casa con delle terrazze, ho gli strumenti, il pianoforte, le chitarre, la televisione e i registratori. Ho molte testimonianze delle mie malefatte televisive e radiofoniche. Allora sto riordinando questa roba, passo il mio tempo a recuperare molti nastri della trasmissione radio ‘Alto gradimento’ che non si trovavano più. Ho recuperato – racconta – non le solite trasmissioni che ho fatto, che sono state viste e straviste, ma molte altre a cominciare dal primo talk show ‘Speciale per voi’ a Milano fino all’ultimo ‘Meno siamo meglio stiamo’, anche questo dedicato a Boncompagni”.
“Ho una mia ‘trasmissioncella’ sul web”
Anche lui, come altri suoi colleghi, cerca a sua volta di ‘allietare’ le persone attraverso il web: “Cerco di intrattenere gli utenti su un canale che si chiama ‘Renzo Arbore Channel tv’. Da quando ho messo questo canale sui social risulta molto visto anche perché mi sono inventato una ‘trasmissioncella’ fatta a casa che si chiama ‘Cinquanta sorrisi da Napoli’. Si tratta di cinquanta sketch napoletani, oggi per esempio in vetrina c’è Gegè di Giacomo. Domani metterò una versione napoletana di ‘Ma la notte no'”.
“Con la quarantena si è tornati ad ascoltare i nonni”
Quindi, tornando a quanti vivono invece questo momento con difficoltà, il noto showman dedica un pensiero d’affetto a quanti “hanno le case piccole e a quanti hanno tutta la famiglia alla quale dover badare. La mia grande preoccupazione è la coabitazione forzata. E’ vero, tuttavia, come dice qualcuno, che si è ritornati al gusto della chiacchierata e al gusto di ascoltare i nonni che prima venivano frettolosamente liquidati. Questo è uno dei piccoli vantaggi del periodo che viviamo. Io – rivela – cerco di fare di necessità virtù, approfittando di questa immobilità per fare dei resoconti, riprendere i contatti con i vecchi amici”.
“Poveri Usa, senza le conquiste di Obama…”
E quindi gli Stati Uniti, “mi ha meravigliato vedere la ‘Grande Mela’ insolitamente deserta e impaurita. Vedere Times Square, New York, la città che non dorme mai, vuota e spaventata per me è inaspettato. Sono vicino alla Luisiana, a New Orleans, e loro hanno avuto Katrina, che hanno saputo affrontare. E vedere le spiagge della Florida vuote e controllate dalla milizia mi meraviglia tantissimo. Certo, mi sarebbe piaciuto che in America ci fossero le conquiste che Obama avrebbe voluto: la medicina al servizio del cittadino, lo stop alla vendita delle armi e alla pena di morte. In America – spiega amareggiato – se non hai la carta di credito non entri neanche al Pronto Soccorso“.
“La rete un’occasione di promozione culturale”
Lui, che senza fare spettacolo non può stare, vedendo cinema e teatri chiusi, come dicevamo, ha individuato la rete, e commenta: ”Mi piacerebbe che la generazione della trasmissione ‘Bandiera Gialla’ la seguisse di più: la rete è un’enciclopedia meravigliosa e si possono scoprire grandi cose del passato vedendo vecchi cantanti e i vecchi film. Per questo motivo, ho condiviso la bellissima battaglia di Pupi Avati di rivolgere alla direzione della Rai la preghiera di approfittare di questa immobilità a casa per trasmettere cose importanti nella storia della televisione italiana, cercando non solo di informare ma anche di giocare con le culture e con le varie discipline artistiche italiane”. Un’occasione, spiega ancora, per “fare una televisione un po’ più artistica, come quella che vedevamo noi da ragazzi e che ci ha educato. Bisognerebbe approfittare per fare una lezione di arti italiane: cinema, canzoni, musica jazz e accademica”.
Max
