Sul lavoro i dati Inps registrano “risultati molti incoraggianti, anche grazie alle politiche che abbiamo messo in campo con il Jobs act. Non è un immaginario quadro roseo, ma una prima tendenza, reale e consistente, su cui costruire e investire ancora. E sulla nostra determinazione puoi contarci”. Così il segretario del Pd e premier Matteo Renzi risponde alla lettera a L’Unità di una elettrice Pd sul tema del lavoro. Quanto ai dati, sottolinea Matteo Renzi, “è normale che quando ci sono diverse agenzie che si occupano di lavoro, ci siano sovrapposizioni e talvolta qualche dissonanza. Ma poi i numeri sono numeri (o meglio, persone in carne ed ossa, vite)”. I dati diffusi ieri dall’Inps sul lavoro mostrano “una disparità tra regioni del centro nord e sud che ci riporta a quanto abbiamo detto nella recente direzione del Pd, sulla priorità da mettere sulle aree del mezzogiorno che vorrebbero correre, ma troppo spesso non si trovano nelle condizioni di farlo”. Posso dirti nel merito che si può sempre fare qualcosa più di sinistra”. Così Matteo Renzi risponde su L’Unità a un militante Pd che gli chiede di fare qualcosa ’più di sinistra’. Il premier elenca alcuni dei provvedimenti portati avanti dal suo governo quest’anno e rivendica: “E’ un elenco provvisorio e comunque non basta. C’è ancora molto da fare. Però queste cose sono state fatte. E per me sono cose di sinistra”. “Non entro nella discussione tra Sergio Staino e Gianni Cuperlo. Per come conosco entrambi credo che siano due persone di grande intelligenza che troveranno spazi e luoghi per continuare questa discussione. E avendo letto Damiano (e gli altri) dico che sono felice che l’Unità sia tornata in edicola”, scrive Matteo Renzi, a proposito del dibattito che si è aperto nel Pd sulla sinistra. “In questo primo anno di segreteria/governo – sottolinea – siamo entrati nel Partito socialista europeo, abbiamo restituito dieci miliardi di euro a chi guadagna meno di 1500 euro con i famosi 80 euro, abbiamo abbassato le tasse sul lavoro, messo 400 milioni sulla non autosufficienza, abbiamo aumentato il numero dei lavori stabili con contratti di lavoro meno precari, abbiamo ottenuto in Europa per la prima volta un impegno sulla flessibilità contro le rigidità dell’austerity, abbiamo introdotto o reintrodotto il falso in bilancio”, prosegue l’elenco. Quanto alle elezioni, rivendica il segretario del Pd, “alle europee abbiamo avuto il 40% che non è proprio la stessa cosa del 25% di un anno prima. E anche alle regionali abbiamo recuperato Piemonte, Sardegna, Abruzzo, Campania e Calabria perdendo solo in Liguria”. Intato Enrico Morando, viceministro all’Economia, annuncia sulla Stampa che ’più che sull’introduzione del reddito minimo garantito, da tenere comunque “separato dal sistema previdenziale”, il governo “sta ragionando su un intervento per le situazioni di povertà assoluta nelle famiglie che hanno figli a carico. Quei bambini sono gli esclusi di domani, sono loro la nostra priorità”. Morando toglie anche dal tavolo l’ipotesi di rimettere mano al sistema pensionistico. Una riforma del sistema previdenziale “l’ha già fatta il governo Monti nella scorsa legislatura”, sottolinea, “certo, si potrà pensare magari a interventi marginali, poco significativi. Ma sul tema delle pensioni bisognerebbe che tutti usassero grande delicatezza. I pensionati non hanno bisogno che le loro scelte di consumo e investimento vengano turbate da allarmi immotivati”. Il conto della riforma fiscale “è semplice – spiega -. Cancellare l’Imu e la Tasi sulla prima casa costa tre miliardi e mezzo. Fanno quattro con l’Imu degli imbullonati e dei terreni agricoli. Poi tra il 2016 e il 2018 lavoreremo prima al taglio di Irap e Ires e, poi, dell’Irpef per arrivare a una pressione fiscale sul lavoro e sull’impresa analoga a quella tedesca. Varare queste misure significa rinunciare a 35-37 miliardi di euro di gettito fiscale l’anno”. Le coperture saranno trovate “nella riduzione della spesa, nel contrasto all’evasione fiscale, in una nuova flessibilità europea e poi, come speriamo, nella crescita”.