Dopo il via libera di Montecitorio al Jobs act con una maggioranza al pelo (solo 316 voti a favore) e gli scontri allinterno del Partito democratico, il presidente del Consiglio ha illustrato al capo dello Stato le sue prossime intenzioni su riforma delle legge elettorale e abolizione del Senato. Il governo, si legge nella nota del Quirinale, considera possibile e condivisibile con un ampio arco di forze politiche liter parlamentare delle leggi elettorale e costituzionale. Si tratta di un percorso che tiene conto di preoccupazioni delle diverse forze politiche, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra legislazione elettorale e riforme costituzionali. Durante il colloquio di stamattina tra Matteo Renzi, accompagnato da Maria Elena Boschi, e Giorgio Napolitano è stato ampiamente esposto il percorso che il governo considera possibile e condivisibile. il clima per il momento non sembra proprio quello della condivisione. La polemica è stata sollevata a Montecitorio da Lega Nord, Movimento 5 stelle e Sel che, con una lettera alla presidente della Camera Laura Boldrini, chiedono che non venga applicata la cosiddetta tagliola sugli emendamenti e che siano garantiti gli indispensabili spazi di discussione. Il presidente della commissione Affari costituzionali, Paolo Sisto, si legge, e il capogruppo del Pd, Emanuele Fiano, relatori del provvedimento hanno imposto che entro il 10 dicembre il testo arrivi in aula a Montecitorio. La ovvia conseguenza è che, come avvenuto per tanti altri provvedimenti, i tempi verranno contingentati. Unipotesi di organizzazione dei lavori del tutto inaccettabile per qualsiasi legge e che in questo caso verte sulla revisione non di singoli istituti, ma di una parte vastissima di quella che è la legge fondamentale dello Stato, sulla quale molti e autorevoli esperti della materia, nel corso delle indagini conoscitive svoltesi in Commissione, hanno espresso fortissimi dubbi.