“In questi due anni sono stato lontano dal palco ma vicino al marciapiede. E questo ha mantenuto il mio equilibrio”. Eccolo Renatino, per annunciare con due anni di ritardo (la pandemia ha infatti maledettamente rubato un pezzo della nostra vita), i suoi primi 70 anni, con un nuovo lavoro (‘Attodi Fede’), ed un evento live di quelli ‘come Dio comanda’: quattro concerti in quel del Circo Massimo, il 23, il 24, il 25 ed il 30 settembre.
Un nuovo lavoro ed un mega concerto nel cuore di Roma, che Zero, tanto per restare in tema, presenta accanto alla statua del Marc’Aurelio, in Campidoglio forse perché, afferma scherzando a non troppo, ”Mi faccio gladiatore per conquistarmi ancora una volta l’applauso“.
‘Atto di Fede’, questo nuovo progetto discografico è in realtà – come spiega di per se la copertina – una sorta di ‘oratorio’, dove si incrociano pensieri liberi ed aperti, bilanci e riflessioni che, fra canzoni e lettere, vengon di volta in volta affidati ad artisti, politici, religiosi giornalisti e filosofi.
Una sorta di ‘testamento spirituale’ dove troviamo personaggi come trasversali come Sergio Castellitto, Walter Veltroni, Pierangelo Buttafuoco, Lella Costa, Giovanni Soldini, don Antonio Mazzi, Mario Tronti, Clemente Mimun, Domenico De Masi, Luca Bottura, Marco Travaglio, Aldo Cazzullo, Oscar Farinetti e Alessandro Baricco.
“Un oratorio”, spiega Renato, per “accarezzare Dio da vicino. La fede in fondo è la chiave che ci permette di osare, di andare oltre le nostre capacità e potenzialità. La Fede ci dà il coraggio di saltare. E dobbiamo saltare per prevaricare il dubbio, il sospetto. Dobbiamo avere il coraggio di sentirci difettosi e inadeguati“.
Entrando poi nello specifico del concetto che anima questo novo lavoro, Renato tiene a rimarcare che la Fede è “non solo in Dio ma nel nostro operato, nella possibilità di contagiare gli altri, di ritrovare la vicinanza. Il rapporto con Dio è sempre una cosa molto personale“. Dunque, pensieri e lettere, quelle contenute nell’album, che presentano “spunti talmente forti e talmente efficaci che rimettono in gioco la nostra voglia di cambiare“. Insomma, confessa l’artista romano, “Un ‘Atto Di Fede’ è proprio quello che mi ci voleva per sentirmi ancora vivo e partecipe”.
Riguardo poi l’evento live di settembre nello specifico, seguendo il suo stile, oltre che da scenografie e fondali di grande impatto, da sempre caratterizzato da continui colpi di ‘work in Progress’, Zero assicura che anche al Circo Massimo proporrà “uno spettacolo diverso tutte le sere” dove, accanto ai differenti ospiti che si alterneranno nella quattro giorni di canzoni e parole, non mancheranno anche i caratteristici ‘abiti figuratici’ ai quali ci ha abituati. Ad esempio, azzarda, “la foglia di fico sarebbe un’idea perché ho indossato talmente tutto…”.
Un concerto che, come dicevamo, causa Covid ha dovuto subire ben due anni di attesa, tuttavia l’artista della Montagnola confessa però di non aver sofferto particolarmente: “Per me è stato meno doloroso che per altri colleghi, perché ho la capacità di andare a domicilio. I miei sorci io li vado a cercare: al Tuscolo, a Monteverde, nei quartieri di Roma. Posseggo la facoltà di poter essere ovunque: non ho il dono dell’ubiquità ma ci sto lavorando. Mi piacerebbe essere lo zingaro che molti di voi conoscono. Ho curiosità di incontrarvi al mercato, non per fare le foto, per portarvi nel cuore”.
Insomma, un evento desiderato, atteso per due lunghi anni, che hanno ulteriormente ‘caricato’ il nostro il quale, avverte, salirà sul palco con assoluta “ostinazione, anche contro il virus, anche contro la guerra”.
Festeggiare i 70 anni (seppure con 2 anni di ritardo), nella città che da sempre lo ama, e che ha accompagnato passo dopo passo ogni sua tappa professionale, per Renato è motivo di grande orgoglio: “il Circo Massimo premia la mia romanità”. Un amore incondizionato quello per Roma anche se, confessa, “Ci sono stati giorni in cui mi sono sentito straniero nella mia città, per questa politica invadente. Perché non spostiamo il governo a Torino? Anche perdendo il titolo di capitale d’Italia. Che ce frega, Roma è già capitale del mondo. Liberiamo la città e riconsegniamola ai romani. A Roma manca la voce dei romani”.
A proposito di pandemia, complice la grande crisi seguita nel mondo dello spettacolo, oggi forse ci si aspetterebbe molta più collaborazione fra artisti, ma in realtà è cosa rara, “Quello che manca oggi è la regia”, spiega Renato, che ne fa giustamente una ‘questione sociale’ estesa ad ogni settore, “Oggi chi si alza prima si veste, come diceva mia madre. Nessuno si prende le proprie responsabilità. Ci siamo addormentati troppo. Deleghiamo agli altri. E questo è la causa della puzza di polvere da sparo che c’è in tutto il mondo e c’era anche prima della guerra in Ucraina”.
Max