Purtroppo col passare degli anni – soprattutto per ‘sue responsabilità’ – la classe politica ha via via perso di stima e credibilità da parte dell’opinione pubblica. Non a caso, la stessa affermazione dei M5s, ‘inizialmente’ assurti a protagonisti della scena proprio per la loro vocazione ‘anti-casta’, è stata subito premiata dagli italiani.
Tuttavia, accanto a persone sicuramente integerrime ed appassionate, l’ombra del ‘balordo’, del rappresentate di poteri altri (quando non addirittura in odor di criminalità), è comunque sempre presente. Oggi come oggi è infatti impossibile poter ‘leggere’ la reale identità di molti aspiranti politici, capire se alle loro spalle c’è qualcuno che ha interessi ad avere ‘nobili rappresentanze nel Palazzo’ per poter ambire ai propri interessi privati.
Di contro – grazie a Dio parliamo di una microscopica minoranza – ci sono poi quelli che, sebbene consci dell’impossibilità a poter aspirare a tanto, pur avendo evidenti deficit legati ala fedina penale, ci provano ugualmente. Insomma, ogni elezione, puntualmente, fa si che nelle rigide e strette maglie della rete tesa dalla direzione antimafia, finisca sempre per rimanerci intrappolato qualcuno.
Una prassi che si ripete dalla notte dei tempi e, a quanto pare, anche stavolta in alcune liste – nello specifico – relative alle Regionali di Campania e Puglia (quelle di Liguria, Veneto, Toscana e Marche son invece risultate ‘pulite’), sarebbero state riscontrate posizione dubbie da parte di alcuni candidati. I nominativi di questi ultimi sono stati quindi passati al vaglio dell’organismo bicamerale d’inchiesta.
Poco fa attraverso il presidente Nicola Morra, la commissione parlamentare Antimafia (da Palazzo San Mancuto, nella foto), ha quindi reso noto che “Sei candidati non rientrano in autoregolamentazione“.
Inoltre, ha aggiunto ancora, saranno fatte “verifiche su 15 candidati segnalati“.
Se in Campania figura il senologo, ed ex consigliere regionale uscente, Carlo Iannace (della lista De Luca), risultato ‘non conforme’, la commissione sta ora vagliando le posizione e “verifiche su 8 dei 15 candidati segnalati“.
In Puglia, ha poi aggiunto Morra, sarebbero “tre gli impresentabili: Albani, Gerardi e Guido“. Da segnalare anche, spiega la commissione Antimafia, “Raffaele Guido (“Fiamma Tricolore” per Franco Piero Antonio Bruni Presidente), imputato di plurimi reati tra cui tentata violenza privata, lesioni aggravate e minaccia, aggravati dal fine di agevolare l’attività delle associazioni mafiose (artt. 110, 56-610, 612, 582-585 c.p. e artt. 2,4,7 legge 895/1967 e art. 7 Legge 203/1991). Il cui dibattimento è in corso davanti al Tribunale di Lecce”
Per effetto della legge Severino, anche la Valle D’Aosta finisce per avere un ‘impresentabile’: si tratterebbe di Augusto Rollandin, nella lista di una neo formazione autonomista (da lui stesso firmata): ‘Pour l’autonomie’. Rollandin che ha rivestito per ben sei volte il ruolo di presidente della Regione, nel 2019 ha subito una condannato in primo grado nel marzo del 2019, in seguito ad un’inchiesta su episodi di corruzione in Valle d’Aosta. Dunque, proprio per effetto della Severino, ha subito la sospensione dagli incarichi pubblici.
Max